Management dell’endocardite infettiva della valvola protesica


Ricercatori dell’University Hospital Gasthuisberg a Lovanio in Belgio, hanno analizzato il profilo e l’outcome dei pazienti con endocardite infettiva della valvola protesica, trattati farmacologicamente o chirurgicamente.

Lo studio ha riguardato 80 pazienti di età superiore ai 16 anni di età ( mediana 71 ) con endocardite infettiva della valvola protesica secondo i criteri Duke modificati.

I più frequenti microrganismi causativi erano gli stafilococchi.

Il 46% dei pazienti era stato trattato chirurgicamente, mentre il rimanente 54% era stato sottoposto a trattamento medico ( 34% trattamento intenzionalmente conservativo e 20% trattamento conservativo obbligato per l’esistenza di controindicazioni all’intervento cardiochirurgico ).

La mortalità a 6 mesi è stata del 29%; il 27% dei pazienti sottoposti a chirurgia è morto ( il 4% di quelli intenzionalmente conservativi ed il 75% dei pazienti sottoposti a trattamento conservativo obbligato ).

All’analisi univariata, lo shock settico, l’insufficienza multiorgano ed il tipo di trattamento erano significativamente associati alla mortalità.

L’analisi multivariata ha rivelato che il tipo di trattamento ( conservativo obbligato ) e lo shock settico erano in grado di predire la mortalità nei pazienti con endocardite infettiva della valvola protesica.

La sopravvivenza era più favorevole nei pazienti trattati in modo conservativo intenzionalmente, compresa l’endocardite infettiva della valvola protesica dovuta a Staphylococcus aureus.

Dallo studio è emerso un ruolo per la vigile attesa nei pazienti con endocardite infettiva della valvola protesica senza evidenza di complicanze maggiori.
I pazienti con endocardite infettiva della valvola protesica da Staphylococcus aureus non-complicata possono essere trattati con successo senza intervento cardiochirurgico. Al contrario, nei pazienti con endocardite infettiva della valvola protesica complicata si dovrebbe optare per l’intervento chirurgico. ( Xagena2008 )

Hill EE et al, Am J Cardiol 2008; 101: 1174-1178


Cardio2008 Inf2008


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