Cura collaborativa dei pazienti dipendenti da oppiacei utilizzando Buprenorfina


La dipendenza da oppiacei è una malattia cronica curabile in contesti di assistenza primaria con Buprenorfina ( Subutex ), ma questo trattamento non viene molto utilizzato.

Uno studio di coorte ha coinvolto pazienti trattati per la dipendenza da oppiacei con una cura collaborativa tra personale infermieristico e medici generalisti in un Centro di cura primario accademico nel corso di un periodo di 5 anni.

Sono state esaminate le caratteristiche del paziente, il successo a 12 mesi di trattamento ( cioè, il mantenimento o la riduzione dopo 6 mesi ) e fattori predittivi di esiti positivi.

Nel periodo 2003-2008, 408 pazienti con dipendenza da oppioidi sono stati trattati con Buprenorfina; 26 pazienti sono stati esclusi dall'analisi perché hanno lasciato il trattamento a causa di preesistenti condizioni legali o mediche o per la necessità di trasferirsi a un altro programma con Buprenorfina.

A 1 anno, 196 dei 382 pazienti ( 51.3% ) sono stati sottoposti con successo al trattamento.
Dei pazienti che hanno seguito il trattamento fino a 12 mesi, 154 su 169 ( 91.1% ) non utilizzavano più Cocaina o oppiacei illeciti secondo i risultati dei test delle urine per la droga.

Al momento dell'ammissione allo studio, i pazienti più anziani, lavoratori, e che utilizzavano sostanze illecite a base di Buprenorfina hanno avuto una significativamente più elevata probabilità di successo terapeutico, mentre gli afroamericani o gli ispanici/latini hanno avuto quote di successo terapeutico significativamente più basse.

Questi risultati sono stati ottenuti con un modello che ha facilitato il coinvolgimento del medico.

In conclusione, la cura collaborativa con il personale infermieristico nella pratica in Centri di cura primaria è un metodo di trattamento alternativo ed efficace per la maggior parte dei pazienti con dipendenza da oppiacei, con un uso efficace del tempo per i medici che prescrivono Buprenorfina. ( Xagena2011 )

Alford DP et al, Arch Intern Med 2011; 171: 425-431

Psyche2011 Farma2011


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