I farmaci stimolanti l’eritropoiesi associati ad aumentato rischio di tromboembolismo venoso nei pazienti con cancro


I farmaci che stimolano l’eritropoiesi [ Eritropoietina e Darbepoietina ( Aranesp ) ] sono stati approvati per ridurre il numero di trasfusioni sanguigne richieste durante la chemioterapia; tuttavia, restano dubbi sul rischio di tromboembolismo venoso e di mortalità.

Un gruppo di ricerca della Columbia University a New York negli Stati Uniti, ha identificato i pazienti di età uguale o superiore ai 65 anni nel database Medicare Surveillance, Epidemiology, and End Results con diagnosi di tumore del colon, del polmone non-a-piccole cellule e del seno o con linfoma diffuso a grandi cellule B nel periodo 1991-2002, e che avevano ricevuto chemioterapia.

Le principali misure di esito erano richiesta di uso di farmaci che stimolano l’eritropoiesi, trasfusione di sangue, tromboembolismo venoso ( trombosi venosa profonda o embolia polmonare ) e sopravvivenza generale.

Tra i 56.210 pazienti trattati con chemioterapia dal 1991 al 2002, 15.346 ( 27% ) hanno ricevuto farmaci che stimolano l’eritropoiesi.

La proporzione di pazienti sottoposti a trattamento con tali farmaci è aumentata dal 4.8% del 1991 al 45.9% del 2002 ( P
L’utilizzo è risultato associato a diagnosi più recente, età più giovane, residenza in aree urbane, comorbidità, prescrizione di radioterapia, sesso femminile e tumore metastatico o ricorrente.

Il tasso di trasfusioni per anno durante il periodo 1991-2002 è rimasto costante al 22%.

Il tromboembolismo venoso si è sviluppato in 1.796 ( 14.3% ) dei 12.522 pazienti trattati con farmaci che stimolano l’eritropoiesi e in 3.400 ( 9.8% ) dei 34.820 pazienti non-sottoposti a trattamento con questi farmaci ( hazard ratio, HR=1.93 ).

La sopravvivenza generale è risultata simile in entrambi i gruppi.

In conclusione, l’uso di agenti che stimolano l’eritropoiesi è aumentato rapidamente dopo la sua approvazione nel 1991, ma il tasso di trasfusioni non è cambiato.
L’uso di questi farmaci è risultato associato a un aumento del rischio di tromboembolismo venoso ma non di mortalità. ( Xagena2009 )

Hershman DL et al, J Natl Cancer Inst 2009; 101: 1633-1641


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