Imbruvica a base di Ibrutinib nel trattamento del linfoma a cellule mantellari, leucemia linfatica cronica e macroglobulinemia di Waldenström


Imbruvica, il cui principi attivo è Ibrutinib, è un medicinale per il trattamento dei pazienti adulti affetti dalle seguenti forme di tumore ematologico: linfoma a cellule mantellari ( MCL ) nei pazienti nei quali la malattia non aveva risposto a un precedente trattamento o era ricomparsa dopo la terapia; leucemia linfatica cronica ( LLC ) nei pazienti sia trattati sia non-trattati in precedenza; macroglobulinemia di Waldenström ( denominata anche linfoma di tipo linfoplasmocitico ).

Per il trattamento del linfoma a cellule mantellari, Imbruvica è assunto in monoterapia. Per la leucemia linfatica cronica, Imbruvica può essere assunto non solo in monoterapia, ma anche assieme a Bendamustina e Rituximab, oppure con Obinutuzumab, Rituximab o Venetoclax.
Nel caso dei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, Imbruvica viene assunto in monoterapia o con Rituximab.

Imbruvica può essere ottenuto soltanto con prescrizione medica. Il trattamento deve essere iniziato e controllato da un medico esperto nell’uso dei medicinali antitumorali.
Imbruvica è disponibile in capsule ( 140 mg ) e in compresse ( 140, 280, 420 e 560 mg ). Per i pazienti affetti da linfoma a cellule mantellari la dose è di 560 mg una volta al dì; per i pazienti affetti da leucemai linfatica cronica o macroglobulinemia di Waldenström la dose abituale di Imbruvica è di 420 mg una volta al dì.
Quando usato con Venetoclax nei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica, Imbruvica è somministrato in monoterapia per tre cicli ( un ciclo dura 28 giorni ), seguito da 12 cicli di Imbruvica più Venetoclax.
Il trattamento con Imbruvica deve continuare fintantoché il paziente migliora o rimane stabile e gli effetti indesiderati sono tollerabili.
Se il paziente assume altri medicinali che possono interagire con Imbruvica, o se si manifestano gravi effetti indesiderati, il medico può ridurre la dose o sospendere il trattamento.

Il principio attivo di Imbruvica, Ibrutinib, è attivo contro i linfociti B cancerogeni, un tipo di globuli bianchi. Agisce bloccando un enzima denominato tirosin chinasi di Bruton ( BTK ), che favorisce la sopravvivenza dei linfociti B e la loro migrazione verso gli organi in cui normalmente queste cellule si dividono. Bloccando l'enzima BTK, Ibrutinib riduce la sopravvivenza e la migrazione dei linfociti B, ritardando in tal modo la progressione del cancro.

Studi clinici

Leucemia linfocitica cronica - In uno studio condotto su 391 pazienti la cui malattia non aveva risposto a un precedente trattamento o era ricomparsa dopo la terapia, il 66% dei pazienti trattati con Imbruvica era ancora in vita dopo un anno e non presentava alcuna progressione della malattia rispetto a circa il 6% dei pazienti trattati con un altro medicinale antitumorale, Ofatumumab.
In uno studio condotto su 269 pazienti non-sottoposti in precedenza a trattamenti, dopo 1.5 anni di terapie il 90% circa di quelli trattati con Imbruvica era ancora in vita e non presentava alcuna progressione della malattia, rispetto al 52% circa di coloro che avevano assunto un medicinale antitumorale denominato Clorambucile.
In uno studio condotto su 578 pazienti la cui malattia non aveva risposto a un precedente trattamento o era ricomparsa dopo la terapia, si sono verificati decessi o segni di progressione del cancro nel 19% dei pazienti che avevano assunto Imbruvica in associazione ai medicinali antitumorali Bendamustina e Rituximab, rispetto al 63% di coloro che avevano assunto Bendamustina e Rituximab senza Imbruvica.
In uno studio condotto su 229 pazienti non-sottoposti in precedenza a trattamenti, dopo 31 mesi, il 79% di quelli trattati con Imbruvica e Obinutuzumab era ancora in vita e non mostrava segni di progressione della malattia, rispetto al 36% di coloro che avevano assunto Clorambucile e Obinutuzumab.
In un ulteriore studio su 529 pazienti non-sottoposti a trattamenti in precedenza, dopo 3 anni circa il 12% di quelli trattati con Imbruvica e Rituximab presentava un peggioramento della malattia o era deceduto rispetto al 25% di quelli trattati con chemioterapia più Rituximab.
In uno studio condotto su 211 pazienti non-sottoposti a trattamenti in precedenza, dopo 28 mesi, si erano verificati morte o segni di progressione del cancro nel 21% dei pazienti che avevano assunto Imbruvica in associazione a Venetoclax, rispetto al 64% di coloro che avevano assunto Clorambucile e Obinutuzumab.
Un ulteriore studio che ha coinvolto 159 pazienti precedentemente non-trattati ha mostrato che il 55% dei soggetti trattati con Imbruca e Venetoclax ha avuto una risposta completa ( ossia la scomparsa di tutti i segni tumorali ).

Linfoma a cellule mantellari - In uno studio condotto su 111 pazienti affetti da linfoma a cellule mantellari che non aveva risposto a un precedente trattamento o era riapparso dopo la terapia, il 21% dei pazienti che assumevano Imbruvica aveva riscontrato una risposta completa e il 47% una risposta parziale ( ovvero il paziente era migliorato, ma alcuni segni della malattia erano rimasti ).
La durata media della risposta al trattamento è stata di 17.5 mesi.
Un secondo studio condotto su 280 pazienti ha messo a confronto Imbruvica con un altro medicinale antitumorale, Temsirolimus. Il tempo medio trascorso prima del decesso dei pazienti o del peggioramento della malattia è stato di 15 mesi con Imbruvica rispetto a 6 mesi con Temsirolimus.

Macroglobulinemia di Waldenström - In uno studio principale condotto su 63 soggetti precedentemente sottoposti a un altro trattamento per la macroglobulinemia di Waldenström, l’87% dei pazienti ha risposto al trattamento con Imbruvica.
Tale risposta è stata misurata come riduzione dei livelli ematici della proteina IgM, che è presente in concentrazioni elevate nei pazienti affetti dalla malattia di Waldenström.
In uno studio che ha coinvolto 150 soggetti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, dopo 26 mesi, si erano verificati morte o segni di progressione del cancro nel 19% dei pazienti che avevano assunto Imbruvica in associazione a Rituximab, rispetto al 56% di coloro che avevano assunto soltanto Rituximab.

Reazioni avverse

Gli effetti indesiderati più comuni di Imbruvica ( che possono riguardare più di 1 persona su 5 ) sono: diarrea, neutropenia, dolore muscoloscheletrico, emorragia, eruzione cutanea, nausea, dolore articolare, infezioni del naso e della gola e trombocitopenia.
Gli effetti indesiderati più gravi ( che possono riguardare più di 1 persona su 20 ) sono neutropenia, trombocitopenia, linfocitosi, elevata pressione arteriosa e infezione polmonare.

L’erba di San Giovanni ( un rimedio erboristico usato contro la depressione e l’ansia ) non deve essere usata nei pazienti trattati con Imbruvica.


Imbruvica si è rivelato efficace nel ritardare la progressione della leucemia linfatica cronica sia nei pazienti non-trattati sia in quelli precedentemente sottoposti a trattamento.
Inoltre, Imbruvica era efficace anche nei pazienti con linfoma a cellule mantellari che non avevano risposto a un precedente trattamento o la malattia era ricomparsa dopo la terapia, per i quali la prognosi è infausta ed esistono poche altre opzioni terapeutiche.
Imbruvica si è inoltre rivelato efficace nei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström.
Gli effetti indesiderati del medicinale sono stati ritenuti accettabili.
L’Agenzia europea per i medicinali, EMA, ha deciso che i benefici di Imbruvica sono superiori ai rischi. ( Xagena2022 )

Fonte: EMA, 2022

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