I pazienti con prolattinomi trattati con alti dosaggi di Cabergolina e per lungo periodo sono a rischio di insufficienza tricuspidale
Gli agonisti selettivi dei recettori dopaminergici di tipo 2, come la Cabergolina, comunemente adoperati come farmaci di prima linea nella terapia farmacologica dei tumori pituitarici a secrezione di prolattina ( prolattinomi ), sono stati associati ad un aumentato rischio di malattie cardiache di tipo valvolare nei pazienti affetti da malattia di Parkinson nei quali anche vengono usati.
Ricercatori dell’Università Federico II hanno valutato la prevalenza di malattie valvolari ed altre possibili anormalità cardiache strutturali e funzionali mediante uno screening ecocardiografico su un’ampia popolazione di pazienti affetti da prolattinoma e trattati con Cabergolina per almeno 1 anno.
È stato eseguito uno screening ecocardiografico Doppler completo in 50 pazienti che assumevano cronicamente Cabergolina per prolattinomi ed in 50 soggetti sani di controllo.
La valutazione quantitativa delle camere cardiache e la presenza così come l’entità dei vizi valvolari sono state determinate in accordo ai criteri dell’American Society of Echocardiography. In particolare il grado dei rigurgiti valvolari è stato valutato in base al metodo della vena contracta.
Il livello della pressione arteriosa polmonare sistolica è stato ricavato dal picco della velocità di rigurgito tricuspidale, con l’aggiunta della pressione atriale destra ( graduata in relazione alla dimensione ed all’escursione respiratoria della vena cava inferiore visualizzata in sezione sub-costale ).
L’ultima dose di Cabergolina rilevata nei pazienti è stata pari a 1 mg/settimana ( 0.2-7.0 mg/settimana ) e la durata media del trattamento pari a 74 mesi ( 15-250 mesi ). La dose cumulativa somministrata durante il periodo osservazionale è stata compresa tra 32 e 1938 mg.
I pazienti hanno presentato valori simili di massa ventricolare sinistra, frazione di accorciamento endocardico e rapporto E/A transmitralico ma valori aumentati del diametro atriale antero-posteriore ( p=0.0003 ) e tempo di rilasciamento isovolumetrico prolungato ( pIn totale, la dilatazione atriale sinistra ( diametro antero-posteriore >2.3 cm/m2 ) è stata diagnosticata in 5 pazienti ed in 1 controllo ( p=0.21 ).
La prevalenza di insufficienza valvolare mitralica ( 22% vs.12%, p=0.29 ), aortica ( 4% vs.2%, p=1.0 ), tricuspidale ( 30% vs. 42%, p=0.29 ) e polmonare ( 12% vs. 6%, p=0.48 ) è risultata simile nei pazienti e nei controlli.
La prevalenza di insufficienza valvolare tricuspidale di grado moderato è stata, però, maggiore nei pazienti ( 54% ) rispetto ai controlli ( 18% ) ( p
L’ipertensione arteriosa polmonare ( pressione arteriosa polmonare sistolica > 25 mmHg ) è stata diagnosticata in 17/27 pazienti ed in 7 dei 9 controlli con insufficienza tricuspidale.
I pazienti che avevano ricevuto una dose cumulativa al di sopra della mediana ( 280 mg ) hanno evidenziato una prevalenza significativamente aumentata di insufficienza tricuspidale di grado moderato ( 36% vs. 72%, p=0.023 ) rispetto a quelli che avevano ricevuto una dose più bassa.
Nei pazienti trattati con dose di Cabergolina inferiore a 280 mg, la prevalenza di insufficienza tricuspidale è risultata simile a quella dei controlli ( 32% vs.18%, p=0.15 ).
In conclusione, la prevalenza di insufficienza valvolare tricuspidale è significativamente più elevata nei pazienti con prolattinomi che assumono Cabergolina rispetto al gruppo di controllo. Tale risultato è, comunque limitato ai pazienti trattati con le dosi cumulative più alte.
Alla luce di tali risultati uno screening ecocardiografico periodico appare indicato nei pazienti trattati per lungo periodo con Cabergolina, particolarmente in quelli che ricevono le dosi più elevate. ( Xagena2007 )
Lerro G et al, Giornale Italiano di Cardiologia, 2007
Cardio2007 Farma2007 Onco2007
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