Fibrillazione atriale: i pazienti in trattamento con Aspirina e con Warfarin e INR sovraterapeutico presentano un maggior rischio di sviluppare demenza


Uno studio della durata di 4 anni ha mostrato che i pazienti con fibrillazione atriale che stavano assumendo un antiaggregante piastrinico e il Warfarin ( Coumadin ) al di sopra del range terapeutico per un quarto del tempo hanno presentato una probabilità due volte maggiore di avere diagnosi di demenza, rispetto ai pazienti che non erano in trattamento anticoagulante in eccesso.

Nella maggioranza dei casi ( oltre il 90% ) l’antiaggregante antipiastrinico utilizzato era l’Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ); nei restanti casi i pazienti facevano uso di Clopidogrel ( Plavix ).

In questo studio, i ricercatori hanno arruolato 1.031 pazienti con fibrillazione atriale, ma con nessuna evidenza di demenza, ictus o TIA ( attacco ischemico transitorio ), che stavano ricevendo Warfarin ( target INR di 2-3 ) e terapia antiaggregante ( Aspirina in più del 90% dei casi; Clopidogrel nei rimanenti ).

Per eliminare la possibilità di causalità inversa, sono stati esclusi tutti i pazienti con evidenza di declino cognitivo o demenza.

L'esito primario era la presenza della malattia di Alzheimer, diagnosticata mediante consultazione neurologica.

I pazienti sono stati classificati in tre categorie, in base alla percentuale di tempo al di sopra di un INR 3.
Circa un terzo dei pazienti aveva un INR sopra 3 per un tempo inferiore al 10% ( n=374 ); un altro terzo, tra il 10 e il 24% del tempo ( n=417 ); e un altro terzo, per il 25% o più del tempo ( n=240 ).

I pazienti con una più alta percentuale di tempo con INR sovraterapeutico avevano più probabilità di avere malattie delle valvole cardiache, insufficienza renale ( creatinina maggiore di 2.0 mg/dL ), una percentuale più alta di punteggio CHADS2 da 3 a 6, e un precedente sanguinamento.

Dopo aggiustamento multivariato per l'ictus tradizionale e fattori di rischio di sanguinamento come l'ipertensione, i pazienti con livelli di INR elevati oltre il 25% del tempo avevano tassi significativamente più alti di demenza rispetto a quelli con elevati livelli INR sovraterapeutici per un tempo inferiore al 10% ( hazard ratio, HR=2.40, P=0.04 ).

Lo studio è stato condotto prima che fossero introdotti in terapia i nuovi anticoagulanti orali. ( Xagena2014 )

Fonte: American Heart Association ( AHA ) Scientific Sessions, 2014

Cardio2014 Emo2014 Farma2014


Indietro

Altri articoli

Vi è incertezza sull’uso degli anticoagulanti orali diretti ( DOAC ) nei pazienti con disfunzione renale. Utilizzando il database COMBINE AF...


Gli antagonisti della vitamina K sono gli unici anticoagulanti orali approvati per prevenire la trombosi valvolare e il tromboembolismo correlato...


Il profilo beneficio-rischio degli anticoagulanti orali diretti ( DOAC ) rispetto al Warfarin e tra gli anticoagulanti orali diretti nei...


La sindrome da anticorpi antifosfolipidi trombotica ( TAPS ) è caratterizzata da trombosi venosa, arteriosa o microvascolare. I pazienti con...


I dati sono limitati per quanto riguarda il rischio di eventi ischemici cerebrovascolari e sanguinamento maggiore nei pazienti con fibrillazione...


I dati sul rischio di sanguinamento post-polipectomia ( PPB ) nei pazienti trattati con anticoagulanti orali diretti ( DOAC )...


Lo studio PRAGUE-17 ( Left Atrial Appendage Closure vs Novel Anticoagulation Agents in Atrial Fibrillation ) ha dimostrato che la...


Gli anticoagulanti orali diretti ( DOAC ) sono preferiti rispetto al Warfarin ( Coumadin ) per la prevenzione dell'ictus nella...


Il ruolo dei diversi livelli di fragilità nella scelta degli anticoagulanti orali per gli anziani con fibrillazione atriale non è...


Rispetto alla popolazione generale, i pazienti con malattia renale cronica avanzata hanno un carico di fibrillazione atriale di 10 volte...