Assunzione alimentare di vitamina-D e performance cognitiva nelle donne anziane


Le concentrazioni sieriche di vitamina D sono associate alla funzione cognitiva globale negli anziani, ma i benefici dell'assunzione di questa vitamina riguardo a prevenzione e trattamento del decadimento cognitivo rimangono non noti.

È stato condotto uno studio cross-sezionale con lo scopo di determinare se l'assunzione alimentare settimanale di vitamina-D fosse associata alla performance cognitiva globale negli anziani.

In totale, 5596 donne ( età media 80.5 anni ) dello studio EPIDOS ( Epidémiologie de l'Ostéoporose ), che non assumevano supplementazione farmacologica di Vitamina-D, sono state suddivise in 2 gruppi in base all'assunzione settimanale basale alimentare di Vitamina-D ( inadeguata: inferiore a 35 mcg/settimana o raccomandata: superiore o uguale a 35 mcg/settimana ), e valutate mediante questionari sulla frequenza alimentare.

Il decadimento cognitivo è stato definito come un punteggio SPMSQ ( Pfeiffer Short Portable Mental State Questionnaire ) inferiore a 8, e sono stati considerati potenziali fattori confondenti età, indice di massa corporea, esposizione al sole a mezzogiorno, stagione, disabilità, numero di malattie croniche ipertensione, depressione, uso di farmaci psicoattivi e livello di educazione.

Rispetto alle donne che assumevano la dose settimanale raccomandata di vitamina D con l'alimentazione ( n=4802, età media 80.4 anni ), quelle con un'assunzione inadeguata ( n=794, età media 81.0 anni ) hanno mostrato un punteggio SPMSQ inferiore ( p minore di 0.001 ) e, con maggior frequenza, un punteggio minore di 8 ( p minore di 0.001 ).

Assunzioni alimentari settimanali di Vitamina-D inadeguate sono state inoltre associate a decadimento cognitivo ( odds ratio non-aggiustato, OR=1.42 con p=0.002; odds ratio completamente aggiustato, OR=1.30 con p=0.024 ).

In conclusione, l'assunzione alimentare settimanale di Vitamina-D è risultata associata a performance cognitiva nelle donne anziane. ( Xagena2010 )

Annweiler C et al, Neurology 2010; 75: 1810-1816



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