Aumentano i dubbi sull’utilità degli inibitori dell’acetilcolinesterasi nel trattamento della demenza


In uno studio clinico di fase III, che stava valutando l’inibitore dell’acetilcolinesterasi Donepezil ( Aricept ) è stato osservato un aumento statisticamente significativo della mortalità tra i pazienti che assumevano Aricept, rispetto a coloro che, invece, assumevano placebo.

Undici persone sono morte tra i 648 pazienti che hanno ricevuto Aricept una volta al giorno per 24 settimane.
Nessuna morte è stata osservata tra i 326 pazienti trattati con placebo.

Lo studio è stato condotto in 9 Paesi ed ha coinvolto solo pazienti con demenza vascolare, con nessun precedente diagnosi di malattia di Alzheimer.
La maggior parte dei pazienti presentava storia di malattia cardiovascolare.

Le conclusioni di questo studio aumentano i dubbi sull’utilità degli inibitori dell’acetilcolinesterasi.
Questa classe farmacologica comprende, oltre al Donepezil ( Aricept, venduto in Italia anche con il nome di Memac ) la Rivastigmina ( Exelon ), la Galantamina ( Reminyl ).

L’inglese NICE ( National Institute for Clinical Excellance ) aveva ventilato la possibilità di escludere i farmaci anti-Alzheimer dalla rimborsdabilità del Servizio Sanitario inglese ( NHS ), perchè non costo-efficaci.
Secondo il NICE, Donepezil, Rivastigmina e Galantamina non sarebbero raccomandati nel trattamento della malattia di Alzheimer lieve-moderata.

Lo studio Alzheimer’ Disease Cooperative Study, compiuto su 769 soggetti di età media 73 anni, con alterazione cognitiva lieve, ha mostrato a 3 anni che non c’era differenza tra Donepezil e placebo riguardo alla percentuale di progressione dell’alterazione cognitiva a malattia di Alzheimer.

Nel 2005 Johnson & Johnson aveva comunicato che in due studi clinici, GAL-INT-11 e GAL-INT-18, disegnati per valutare l’effetto del Remynil nel trattamento della malattia di Alzheimer lieve-moderata, erano stati registrati un totale di 20 morti, di cui 15 nel gruppo Galantamina e 5 nel gruppo placebo. ( Xagena2006 )


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