Diabete mellito di tipo 2: il trattamento ipoglicemizzante intensivo riduce il rischio di infarto miocardico non-fatale, ma aumenta il rischio di mortalità generale


I risultati dello studio ACCORD hanno mostrato che la marcata riduzione dei livelli di glicemia tesi a raggiungere e mantenere i normali livelli di emoglobina glicata ( HbA1c ) riduce il rischio di infarto miocardico non-fatale nei pazienti con diabete mellito non ben controllato, e che sono ad alto rischio di malattia cardiovascolare.
Tuttavia, questa strategia terapeutica aumenta il rischio di mortalità per qualsiasi causa a 5 anni in questi pazienti.

Lo studio ACCORD ( Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes ) ha coinvolto 10.108 pazienti con diabete mellito di tipo 2 ( HbA1c al basale: maggiore o uguale a 7.5% ) con malattia cardiovascolare o con fattori di rischio cardiovascolare.

Tutti i pazienti sono stati assegnati a ricevere terapia ipoglicemizzante intensiva con obiettivo valori di HbA1c al disotto del 6% ( n=5.057 ), oppure terapia ipoglicemizzante standard con obiettivo valori di HbA1c compresi tra 7 e 7.9% ( n=5.051 ) per un periodo di follow-up di 5 anni.

Dopo un periodo di follow-up medio di 3.7 anni, tutti i pazienti sottoposti a terapia intensiva, sono stati trasferiti a terapia standard a causa di un aumento del 21% del tasso di mortalità per qualsiasi causa tra i pazienti della terapia intensiva rispetto a quelli in terapia standard.

Prima di passare dalla terapia intensiva alla terapia standard, il rischio di infarto del miocardio non-fatale nel gruppo trattamento intensivo era inferiore del 21% a confronto del gruppo trattamento standard.

E’stato osservato che gli effetti del trattamento intensivo ( minore infarto miocardico non-fatale, maggiore mortalità generale ) persistevano nonostante il passaggio alla terapia standard.
Al termine dello studio, il rischio di mortalità per qualsiasi causa era più alto del 19% e il rischio di infarto miocardico non-fatale era più basso del 18% tra i pazienti che inizialmente avevano ricevuto un trattamento intensivo rispetto a quelli che invece erano stati trattati con terapia standard per l'intera durata dello studio ( p=0.01, p=0.02, rispettivamente ).

Dopo il passaggio alla terapia standard, il livello mediano di HbA1c dei pazienti sottoposti inizialmente a trattamento intensivo è salito dal 6.4% al 7.2%, raggiungendo lo stesso livello dei pazienti nel gruppo terapia standard. ( Xagena2011 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2011


Cardio2011 Endo2011


Indietro

Altri articoli

Secondo una meta-analisi, i fibromi uterini aumentano i rischi di esiti avversi in gravidanza ed ostetricia in termini di dimensioni,...


Uno studio prospettico di coorte su 229 coppie madre-bambino a Los Angeles ( Stati Uniti ) ha mostrato che...


Una meta-analisi ha evidenziato che i fibromi uterini aumentano i rischi di gravidanza avversa e gli esiti ostetrici; le dimensioni...


L'endometriosi è risultata significativamente associata a rischi più elevati sia per i tumori ovarici che endometriali, ma non è significativamente...


L'utilizzo di un dispositivo intrauterino a rilascio di Levonorgestrel per prevenire la gravidanza ha aumentato il rischio di cancro alla...


Le donne in postmenopausa in terapia ormonale hanno presentato una maggiore perdita di peso corporeo totale con Semaglutide fino a...


I titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali contenenti Clomardinone acetato / Etinilestradiolo, in accordo con l’Agenzia Europea per i...


La sicurezza, l'efficacia e il rapporto costo-efficacia di Molnupiravir ( Lagevrio ), un farmaco antivirale orale per SARS-CoV-2, non sono...


Opzelura, che contiene il principio attivo Ruxolitinib, è un medicinale usato per il trattamento della vitiligine non-segmentale, una malattia che...


La Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio per Opzelura a base di Ruxolitinib crema 15 mg/g nel trattamento...