Peso alla nascita molto basso e sintomi comportamentali di sindrome da deficit di attenzione e iperattività in giovani adulti


Bambini con un peso alla nascita molto basso ( inferiore a 1500 g ) presentano un maggior rischio di sviluppare la sindrome da deficit di attenzione e iperattività ( ADHD ), ma non è noto se questo rischio si mantenga alto anche in età adulta.

Un gruppo di Ricercatori dell’Helsinki University in Finlandia ha valutato i sintomi comportamentali di ADHD in una coorte ben caratterizzata di giovani adulti con un peso molto basso alla nascita, piccoli rispetto all’età gestazionale ( meno di due deviazioni standard sotto la media finlandese ) oppure appropriato ( entro due deviazioni standard dalla media ).

Un totale di 162 persone con peso molto basso alla nascita ( piccoli per l’età gestazionale N=52, appropriati per l’età gestazionale N=110 ) e 172 controlli tra i 18 e i 27 anni hanno compilato il questionario Adult Problem Questionnaire.

I giovani adulti con un peso alla nascita molto basso e piccoli per l’età gestazionale hanno avuto punteggi più alti nelle sottoscale di valutazione della disfunzione esecutiva e dell’instabilità emozionale del questionario, rispetto ai soggetti appropriati per l’età gestazionale e a quelli del gruppo di controllo.

I soggetti del gruppo appropriati per l’età gestazionale e i controlli hanno mostrato punteggi simili in queste scale.

Alla scala relativa all’uso di alcol, sia il gruppo appropriato e piccolo per l’età gestazionale hanno avuto punteggi minori rispetto ai soggetti di controllo, e hanno riportato un numero inferiore di comportamenti a rischio ( consumo di alcol, fumo e uso di sostanze stupefacenti ), rispetto ai controlli.

Il rischio di problemi comportamentali ed emozionali collegati a ADHD in giovani adulti non è dovuto al peso alla nascita molto basso di per sé, ma piuttosto al ritardo nella crescita intrauterina come dimostrato dai soggetti con un peso alla nascita molto basso e piccoli per l’età gestazionale. ( Xagena2008 )

Strang-Karlsson S et al, Am J Psychiatry 2008; 165: 1345-1353


Psyche2008


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