Candidosi vaginale ed allergia
Le differenti malattie allergiche sono caratterizzate da un substrato infiammatorio comune le cui manifestazioni cliniche in genere sono dipendenti dalla sede del contatto tra l'allergene e le cellule del sistema immunitario.
Analogamente a quanto accade per l'occhio, il naso, il polmone e la cute, anche la mucosa vaginale, è in grado di montare una risposta allergica nei confronti di diversi antigeni ( liquido seminale, spermicidi, saponi, miceti, parassiti, ecc.) ed il quadro clinico che ne consegue è quello della vaginite.
L'epitelio vaginale è attraversato da un sistema di canali intercellulari che consentono alle macromolecole e ai fluidi di migrare dalla lamina basale alla superficie e viceversa.
Nella lamina basale si possono inoltre osservare macrofagi, cellule di Langerhans, linfociti e plasmacellule IgG, IgA secernenti: ciò indica la possibilità che anche nella vagina si possa realizzare un'efficace risposta immunitaria.
Quando quest'ultima è particolarmente intensa il quadro clinico assume i connotati di una vera e propria vaginite la cui ricorrenza può essere la conseguenza di un meccanismo patogenetico IgE mediato, come dimostrato dall'isolamento di questi anticorpi nel fluido vaginale di donne con tale patologia.
Infatti l'esposizione all'allergene nel lume vaginale è seguita dal suo trasporto attraverso i canali intercellulari fino ai mastociti IgE leganti.
L'interazione con quest'ultimi provoca la liberazione di istamina e di altri mediatori della flogosi. Tra questi una particolare menzione spetta alla prostaglandina E2 ( PGE2 ) che, esplicando un'azione antiproliferativa nei confronti dei macrofagi, riduce l'immunità cellulo?mediata, meccanismo di difesa primario nei confronti delle infezioni fungine ( es. Candida albicans ).
La Candida albicans è un lievito generalmente presente come commensale delle membrane mucose del tratto digestivo e della vagina.
In circa il 20% delle donne la Candida albicans alberga nella vagina senza dare segni di sé.
Durante la trasformazione da spora in ifa la Candida albicans acquista la capacità di penetrare nell'epitelio dando origine all'infezione caratterizzata da prurito, bruciori e leucorrea, che talora può assumere un aspetto caseoso.
Circa il 5% delle donne va incontro a candidiasi vaginale ricorrente ( definita come 4 o più episodi infettivi per anno ) e tale condizione è facilitata dalla gravidanza, dal diabete, dalle malattie della tiroide, dall'anemia e da fattori iatrogeni ( antibiotici, corticosteroidi, contraccettivi orali, farmaci immunosoppressori ).
La candidiasi vaginale ricorrente è un'affezione che colpisce nel mondo milioni di donne.
Tuttavia il motivo per cui parecchie donne, pur in assenza dei classici fattori predisponenti ( diabete, gravidanza, uso di corticosteroidi, ecc. ), vanno incontro a questi ripetuti episodi infettivi vaginali non è noto.
Nella letteratura scientifica esistono segnalazioni di casi di allergia respiratoria associata a candidiasi vaginale ricorrente, ma è solo più recentemente che il legame tra queste due patologie è stato indagato con uno studio prospettico in cui 95 donne con candidiasi vaginale recidivante e 100 pazienti con allergia, ma senza candidiasi vaginale ( gruppo di controllo ), sono state seguite per 28 mesi.
Durante tale periodo il 67,3% delle donne del gruppo con candidiasi ha sviluppato anche una rinite allergica, mentre nel gruppo di controllo ciò è accaduto nel 42% dei casi ( p < 0,0001 ); per quanto riguarda le altre malattie allergiche non sono state osservate correlazioni statisticamente significative.
Questi dati sembrano indicare che nella patogenesi della candidiasi vaginale recidivante l'allergia svolge un ruolo determinante.
Poiché la PGE2 che viene liberata nella flogosi allergica esplica un effetto deprimente l'immunità cellulo?mediata, che a sua volta favorisce la diffusione della Candida, è logico attendersi che l'impiego locale di un inibitore della biosintesi delle prostaglandine, come l'Ibuprofene, possa contribuire a ripristinare tale deficit immunitario, favorendo il controllo della sintomatologia.
A questo proposito studi condotti in vitro hanno dimostrato che l'aggiunta di Ibuprofene alle colture di macrofagi e di linfociti provenienti da pazienti con vaginite ricorrente da Candida ripristina prontamente la risposta proliferativa delle cellule mononucleate, mentre l'incubazione con acido nordiidroguaiaretico ( inibitore del metabolismo dell'acido arachidonico per via lipossigenasica ) non provoca alcuna stimolazione della crescita cellulare.
Drago et al. hanno inoltre evidenziato che l'Ibuprofene isobutanolammonio non solo inibisce in vitro la crescita delle colonie di Candida albicans, ma che esso possiede anche un'azione fungicida diretta. Gli stessi Autori hanno poi osservato che l'associazione di questo FANS con un azolo ne potenzia in vitro l'azione antifungina.
Questi dati hanno pertanto indotto Lanza et al. a verificare l'efficacia clinica di questa terapia combinata nei casi di candidiasi vaginale recidivante: i risultati ottenuti indicano che l'aggiunta all'antimicotico per via orale ad un trattamento topico con Ibuprofene?isobutanolammonio riduce più rapidamente ( 3 giorni ) i sintomi e i segni flogistici tipici di tale patologia ( prurito, bruciore, leucorrea, arrossamento delle mucose ) .( Xagena2004 - Farmacia )
Tratto da: Igea D'Agnano Scipta Medica. Vol.7, n 1-2, 2004
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