Uveite anteriore da citomegalovirus: caratteristiche cliniche e risultati a lungo termine
Le caratteristiche dell'uveite anteriore da citomegalovirus, e la risposta comparativa a due tipi di trattamenti di induzione antivirale, sono state esaminate in una serie di casi consecutivi retrospettivi.
Sono stati inclusi pazienti immunocompetenti consecutivi con uveite anteriore da citomegalovirus positivi alla reazione a catena della polimerasi. ( PCR )
Per ciascun paziente sono state registrate la migliore acuità visiva corretta ( BCVA ), la pressione intraoculare ( IOP ), le caratteristiche cliniche al basale e all'ultima visita, e il numero di recidive.
Tutti i pazienti hanno ricevuto una dose di induzione di Ganciclovir per via endovenosa ( IV ) o di Valganciclovir orale e una dose di mantenimento di Valganciclovir orale.
Sono stati inclusi 36 occhi di 35 pazienti. L'età media alla diagnosi era di 55.5 anni.
Il follow-up medio è stato pari a 4.13 anni.
La uveite anteriore di Posner-Schlossman e non-specifica cronica sono state osservate rispettivamente nel 69.4% e nel 30.6% dei casi.
Non sono stati osservati casi di uveite di Fuchs o endoteliosi.
Al basale, la migliore acuità visiva corretta media è stata pari a 20/25 e la pressione intraoculare media è stata pari a 29.19 mm Hg.
I precipitati cheratici e l'atrofia dell'iride sono stati osservati nel 91.4% e nel 25.7% dei casi.
La terapia di induzione consisteva in Valganciclovir orale e Ganciclovir endovenoso nel 40% e nel 60% dei casi.
In totale il 94.2% dei pazienti ha risposto alla prima linea di terapia. La recidiva è stata riportata nel 73.5% dei casi.
La chirurgia del glaucoma è stata necessaria nel 25.7% dei casi.
L'inizio precoce della terapia antivirale ( 700 giorni o meno ) è sembrata diminuire il ricorso alla chirurgia del glaucoma.
In conclusione, le caratteristiche di uveite anteriore da citomegalovirus sembrano mostrare specificità in questa coorte francese.
L'inizio precoce della terapia antivirale sembra ridurre la gravità del glaucoma. ( Xagena2018 )
Sara Touhami et al, Am J Ophthalmol 2018; 194: 134-142
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