Antiaggreganti versus anticoagulanti per la dissezione carotidea e della arteria vertebrale


Sono stati presentati i risultati del braccio non-randomizzato dello studio CADISS-NR ( Cervical Artery Dissection in Stroke Study ), di confronto tra anticoagulanti e antiaggreganti per la prevenzione della recidiva di ictus dopo la dissezione della carotide e della arteria vertebrale, ed è stata eseguita una meta-analisi di questi risultati con studi pubblicati in precedenza di confronto tra le due strategie terapeutiche.

Un totale di 88 pazienti provenienti da 22 Centri con dissezione extracranica carotidea e vertebrale sono stati reclutati entro 1 mese dall'inizio dei sintomi.

L'endpoint primario era la recidiva di ictus a 3 mesi.

È stata effettuata una revisione sistematica, e i risultati degli studi pubblicati sono stati inclusi in una meta-analisi con i risultati dello studio CADISS-NR.

Nello studio CADISS-NR, un paziente in ciascun gruppo ha presentato recidiva di ictus ischemico ( con antiaggregante 1 su 59 [ 1.69% ], con anticoagulante 1 su 28 [ 3.57% ] ).

All’endpoint primario di 3 mesi, 3 pazienti trattati con antipiastrinici ( 5.08% ) sono andati incontro a una recidiva di attacco ischemico transitorio ( TIA ), rispetto a nessun paziente nel gruppo terapia anticoagulante.

Per la meta-analisi, sono stati utilizzati dati provenienti da 40 studi non-randomizzati con 1.636 pazienti.

Non vi è stata alcuna differenza significativa tra i due trattamenti nel rischio di ictus ricorrente ( con antiaggregante 2.6%, con anticoagulante 1.8%, odds ratio OR=1.49 ) o nel rischio di mortalità ( con antiaggregante 1.00%, con anticoagulante 0.80%, OR=1.27 ).

In conclusione, non ci sono prove della superiorità della terapia anticoagulante o antipiastrinica nella prevenzione dell’ictus dopo dissezione della arteria carotide e vertebrale; tuttavia, tutti i dati provengono da studi non-randomizzati e sono necessari studi randomizzati.
I dati dello studio CADISS non-randomizzato hanno mostrato un tasso di recidiva di ictus minore rispetto a quanto riportato in alcuni studi precedenti. ( Xagena2012 )

Kennedy F et al, Neurology 2012; 79: 686-689

Neuro2012 Farma2012


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