Denosumab e sopravvivenza libera da metastasi ossee in uomini con carcinoma prostatico resistente a castrazione


Le metastasi ossee sono una causa principale di morbilità e mortalità in uomini con carcinoma prostatico.
Studi preclinici suggeriscono che l’inibizione degli osteoclasti potrebbe prevenire le metastasi ossee.

Uno studio ha valutato Denosumab ( Xgeva ), un anticorpo monoclonale anti-RANKL, per la prevenzione delle metastasi ossee o del decesso in tumori alla prostata non-metastatici resistenti a castrazione.

Nello studio di fase 3, in doppio cieco, randomizzato e placebo-controllato, uomini con carcinoma prostatico non metastatico resistente a castrazione ad alto rischio di metastasi ossee ( antigene prostatico specifico [ PSA ] maggiore o uguale a 8.0 microg/L o tempo di raddoppiamento del PSA inferiore o uguale a 10.0 mesi, o entrambi ) sono stati arruolati presso 319 Centri in 30 Paesi.

I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale e in un rapporto 1:1 a ricevere Denosumab per via sottocutanea alla dose di 120 mg oppure placebo per via sottocutanea ogni 4 settimane.

La randomizzazione è stata stratificata in base ai criteri di eleggibilità basati sul PSA e a chemioterapia precedente o ancora in-corso, per carcinoma della prostata.

L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da metastasi ossee, un endpoint composito determinato dal tempo alla prima manifestazione di metastasi ossee ( sintomatiche o asintomatiche ) o decesso per qualunque causa.

L’analisi di efficacia è stata condotta per intention-to-treat e la fase in cieco del trattamento è stata completata.

In totale, 1432 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale ai gruppi di trattamento ( 716 Denosumab, 716 placebo ).

Denosumab ha aumentato significativamente la sopravvivenza libera da metastasi ossee di un periodo mediano di 4.2 mesi rispetto al placebo ( mediana 29.5 vs 25.2 mesi; hazard ratio [ HR ] 0.85, p=0.028 ).

Denosumab ha anche ritardato in modo significativo il tempo alla prima metastasi ossea ( 33.2 vs 29.5 mesi; HR=0.84, p=0.032 ).

La sopravvivenza generale non è risultata differente tra i gruppi ( Denosumab, 43.9 mesi vs placebo, 44.8 mesi; HR=1.01, p=0.91 ).

I tassi di eventi avversi ed eventi avversi gravi erano simili in entrambi i gruppi, ad eccezione dell’osteonecrosi della mandibola e dell’ipocalcemia.

Il 5% ( n=33 ) dei pazienti nel gruppo Denosumab ha sviluppato osteonecrosi della mandibola versus nessuno nel gruppo placebo.

Ipocalcemia si è manifestata in 12 ( 2% ) pazienti nel gruppo Denosumab e in 2 ( meno del 1% ) nel gruppo placebo.

In conclusione, questo ampio studio randomizzato ha mostrato che scegliere come bersaglio il microambiente osseo può ritardare le metastasi ossee in uomini con carcinoma prostatico. ( Xagena2012 )

Smith MR et al, Lancet 2012; 379: 39-46



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