Efficacia e sicurezza della Talidomide nei pazienti con leucemia mieloide acuta


Nella patogenesi della leucemia mieloide acuta (AML, acute myeloid leukemia) sembra essere coinvolta l’angiogenesi.
Pertanto la terapia angiogenica potrebbe costituire una nuova strategia per il trattamento di questa leucemia.
Per verificare questa ipotesi è stata impiegata la Talidomide, che sembrerebbe possedere proprietà angiogeniche, in 20 pazienti con leucemia mieloide acuta.
Tredici pazienti, a cui era stato somministrato il farmaco (200– 400 mg/die per almeno 1 mese) sono risultati valutabili sia per la risposta che per la tossicità.
Sette pazienti hanno dovuto interrompere prima del tempo il trattamento a causa del progredire della malattia, per decesso (n = 2 pazienti), per decisione personale (n= 2 ) o per scarsa tollerabilità alla Talidomide (n= 2).
Gli effetti indesiderati osservati nel corso del trattamento sono stati: senso di stanchezza, costipazione, rash e neuropatia. In 4 pazienti è stata osservata una risposta parziale, definita come una riduzione di almeno il 50% nell’infiltrazione blastica del midollo, associata ad un aumento della conta piastrinica e dei valori di emoglobina.
Un paziente ha mostrato un miglioramento ematologico senza incontrare i criteri della risposta parziale.
Le risposte si sono mantenute in media per 3 mesi (range: 1- 8 mesi).
La densità dei microvasi si è ridotta in modo significativo durante il trattamento con Talidomide (p < 0.05) in 5 pazienti
Questa riduzione è stata accompagnata da una riduzione dei livelli plasmatici del fattore di crescita dei fibroblasti (bFGF, basic Fibroblast Growth Factor), uno dei più potenti fattori di crescita angiogenica.
Pertanto la Talidomide sembrerebbe avere un’attività antiangiogenica ed antileucemica nella leucemia mieloide acuta.

Steins MB et al, Blood 2002 ;99: 834 –839
( Xagena2002 )


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