Il Verapamil migliora l’outcome clinico nel lungo periodo dopo intervento coronarico percutaneo
Ricercatori dell’Herz-Zentrum di Bad Krozingen in Germania hanno studiato l’effetto del Verapamil ( Isoptin ) per os sull’outcome clinico e sulla ristenosi dopo intervento coronarico percutaneo ( PCI ).
Lo studio ha riguardato 700 pazienti, consecutivi, sottoposti con successo a PCI.
I pazienti hanno ricevuto il calcioantagonista Verapamil, 240 mg 2 volte die per 6 mesi, oppure placebo.
L’end point clinico primario composito comprendeva da: morte, infarto miocardico, rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio, dopo 1 anno.
L’end point angiografico era rappresentato dalla perdita luminale tardiva, a 6 mesi.
Il 95% dei pazienti ha terminato lo studio, mentre l’angiografia è stata effettuata sul 94% dei pazienti.
La percentuale dei pazienti sottoposti ad impianto di stent è stata dell’83%.
L’end point clinico primario è stato raggiunto dal 19,3% ( n = 67 ) dei pazienti trattati con Verapamil e dal 29,3% ( n = 103 ) di coloro che avevano assunto placebo ( rischio relativo, RR = 0,66; p = 0,002 ).
L’incidenza di rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio è stata del 17,5% con il Verapamil e del 26,2% con il placebo.
La perdita luminale tardiva è stata, in media, di 0,74 mm con il Verapamil e di 0,81 con il placebo ( p = 0,11 ).
Il Verapamil ha ridotto la percentuale di ristenosi superiore o uguale al 75% nel 13,7% dei casi contro il 7,8% del placebo ( RR = 0,57; p = 0,014 ).
Questo studio ha dimostrato che il Verapamil è in grado di migliorare l’outcome clinico nel lungo periodo dopo PCI, riducendo la necessità di rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio.( Xagena2004 )
Bestehorn HP et al, J Am Coll Cardiol 2004; 43: 2160-2165
Cardio2004 Farma2004
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