La Creatina è sicura ed efficace nel ritardare la progressione della malattia di Huntington
La prima sperimentazione clinica di un farmaco destinato a ritardare la comparsa dei sintomi della malattia di Huntington ha rivelato che il trattamento ad alte dosi con un’integrazione nutrizionale di Creatina è risultato sicuro e ben tollerato dalla maggior parte dei partecipanti allo studio.
Inoltre, la diagnostica per immagini neurologica ha mostrato un rallentamento associato al trattamento della atrofia cerebrale regionale, prova che la Creatina potrebbe rallentare la progressione della malattia di Huntington presintomatica.
Lo studio del Massachusetts General Hospital ( MGH ) ha inoltre utilizzato un nuovo disegno che ha permesso ai partecipanti, i quali erano a rischio genetico per la malattia neurodegenerativa, di iscriversi senza dover sapere se portavano o meno la mutazione che causa la malattia di Huntington.
Tra i modi in cui la forma mutata della proteina huntingtina danneggia le cellule cerebrali c’è l’interferenza con la produzione di energia cellulare, che porta a una deplezione di ATP, la molecola che alimenta la maggior parte dei processi biologici.
Nota per contribuire a ripristinare la ATP e mantenere l'energia cellulare, la Creatina è studiata per trattare una serie di condizioni neurologiche tra cui la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e le lesioni del midollo spinale.
Studi in modelli murini della malattia di Huntington hanno mostrato che la Creatina aumenta i livelli di ATP nel cervello e protegge dalla neurodegenerazione.
Precedenti studi clinici sulla Creatina nei pazienti sintomatici per la malattia di Huntingtonerano troppo piccoli per fornire dati conclusivi, e hanno utilizzato dosi giornaliere di 10 grammi.
Sulla base dei risultati di uno studio pilota svolto presso il Massachusetts General Hospital che ha valutato dosi fino a 40 grammi, i partecipanti allo studio hanno ricevuto dosi fino a 30 grammi al giorno.
Lo studio di fase II PRECREST ha arruolato 64 partecipanti adulti, di cui 19 sapevano di portare la forma mutata del gene HD e 45 avevano un rischio del 50% di aver ereditato la mutazione HD.
I test genetici, i cui risultati sono stati resi disponibili solo per lo studio statistico e non al personale coinvolto nello studio o ai partecipanti, hanno confermato lo status genetico di coloro che erano stati precedentemente testati e hanno rivelato ulteriori 26 portatori presintomatici del gene mutato, per un totale di 47 partecipanti con malattia di Huntington presintomatica e 17 controlli.
Per i primi 6 mesi dello studio, i partecipanti sono stati randomizzati in due gruppi, indipendentemente dallo stato del gene.
Un gruppo ha ricevuto 2 volte al giorno dosi orali di Creatina fino a un massimo di 30 grammi al giorno, l'altro gruppo ha ricevuto un placebo.
Dopo questa prima fase, tutti i partecipanti hanno ricevuto la Creatina per ulteriori 12 mesi.
I partecipanti sono stati tenuti sotto osservazione e i dosaggi sono stati adeguati, se necessario, per ridurre gli effetti collaterali.
Test come valutazioni cognitive, misurazione dei marcatori del sangue e risonanza magnetica del cervello, sono stati condotti all’inizio dello studio, a 6 mesi e alla fine del periodo di studio.
Durante la prima fase dello studio, più di tre quarti dei soggetti randomizzati alla Creatina ha tollerato una dose giornaliera di 15 grammi o più, e più di due terzi ha tollerato la dose di 30 grammi.
Durante l'intero studio, 15 partecipanti, tra cui alcuni che sapevano di portare la mutazione HD, hanno interrotto l'assunzione di Creatina a causa di disturbi gastrointestinali, sapore del farmaco, disagio, o stress di dover costantemente ricordare il loro rischio di malattia di Huntington.
Oltre a diarrea occasionale e nausea, pochi eventi avversi sono stati associati alla Creatina.
Nei partecipanti che portavano la mutazione HD, le scansioni di risonanza magnetica eseguite fin dall'inizio dello studio hanno rivelato una atrofia significativa nelle regioni della corteccia cerebrale e dei gangli della base noti per essere colpiti dalla malattia.
Scansioni di risonanza magnetica a 6 mesi hanno mostrato un tasso più lento di atrofia nei partecipanti che hanno assunto Creatina rispetto a quelli trattati con placebo.
Al termine della seconda fase, il tasso di atrofia cerebrale è risultato rallentato nei partecipanti presintomatici che avevano iniziato l'assunzione di Dreatina dopo 6 mesi di placebo.
Oltre a indicare che la Creatina potrebbe rallentare la progressione della malattia di Huntington, questi risultati hanno anche mostrato che la diagnostica per immagini neurologica può rappresentare un utile biomarcatore di cambiamento della malattia in altri potenziali trattamenti.
Il trattamento con Creatina non ha avuto effetti significativi sui test cognitivi, forse perché i test non erano abbastanza sensibili per rilevare minimi cambiamenti che potrebbero verificarsi durante un periodo di tempo così breve.
I risultati di questo studio hanno mostrato che la prevenzione o il rallentamento dei sintomi della malattia di Huntington sono praticabili, che i soggetti a rischio possono partecipare a studi clinici, anche se non vogliono conoscere il loro status genetico, e che possono essere sviluppati biomarcatori utili per contribuire a valutare i benefici terapeutici. ( Xagena2014 )
Fonte: Massachusetts General Hospital 2014
Neuro2014 Farma2014
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