Associazione tra esposizione neonatale a Midazolam e la crescita dell'ippocampo e le prestazioni della memoria di lavoro nei bambini nati pretermine
L’esposizione precoce ad analgesici e sedativi è una delle principali preoccupazioni per i successivi disturbi dell’apprendimento nei bambini.
L’ippocampo, una regione chiave per l’apprendimento e la memoria, può essere colpito selettivamente dall’esposizione alle benzodiazepine comunemente utilizzate per la sedazione, in particolare nel periodo neonatale.
In questo studio prospettico di coorte è stata esaminata l’associazione a lungo termine tra l’esposizione neonatale al Midazolam ( Ipnovel ), una benzodiazepina ampiamente utilizzata nella terapia intensiva neonatale, e la crescita dell’ippocampo in età scolare. La funzione cognitiva di ordine superiore nei bambini nati prematuri è stata valutata in relazione ai volumi dell'ippocampo.
I bambini nati molto pretermine sono stati sottoposti a risonanza magnetica per caratterizzare l'ippocampo e i suoi sottocampi e test neuropsicologici. Sono stati utilizzati modelli lineari generalizzati per determinare i predittori dei volumi dell'ippocampo a 8 anni.
I bambini sono stati valutati sulle scale di intelligenza abbreviate Wechsler, seconda edizione, e sulle scale di intelligenza Wechsler per bambini, quinta edizione ( WISC-V ).
Hanno partecipato in totale 140 bambini pretermine di 8 anni di età e 25 ( 18% ) erano stati esposti a Midazolam da neonati.
I volumi ridotti dell’ippocampo all’età di 8 anni sono stati associati all’esposizione neonatale a Midazolam ( B=-400.2, P=0.04 ), aggiustando per i fattori di assistenza clinica neonatale.
I ragazzi esposti a dosi più elevate di Midazolam da neonati avevano volumi di ippocampo più piccoli ( X2=14.4, P=0.002 ) rispetto ai ragazzi e alle ragazze non-esposti ( entrambi, P minore di 0.03 ).
L'analisi dei sottocampi dell'ippocampo in relazione alla dose neonatale di Midazolam ha rivelato che dosi più elevate erano associate a volumi più piccoli del subicolo ( subiculum ) P=0.008 ), una regione di collegamento ippocampo-corteccia implicata nei processi di memoria.
Inoltre, volumi di subicolo più piccoli in età scolare prevedevano punteggi di memoria di lavoro significativamente più bassi sul WISC-V ( B=0.04, P=0.017 ).
L’esposizione precoce a Midazolam e l’associazione con la ridotta crescita dell’ippocampo sembrano di lunga durata e sono più evidenti nei ragazzi.
Le alterazioni dei volumi del subicolo possono essere alla base dei processi di formazione della memoria dipendenti dall'ippocampo nei bambini nati prematuri esposti a Midazolam da neonati. ( Xagena2023 )
Duerden EG et al, Neurology 2023; 101: e1863-e1872
Pedia2023 Neuro2023 Gyne2023 Farma2023
Indietro
Altri articoli
Attività cognitiva e memoria dopo Covid-19 in un ampio campione
I sintomi cognitivi dopo la malattia da coronavirus 2019 ( Covid-19 ), la malattia causata dal virus SARS-CoV-2, sono ben...
Associazione tra bypass coronarico e intervento coronarico percutaneo con declino della memoria negli anziani sottoposti a rivascolarizzazione coronarica
Non è chiaro se il bypass coronarico ( CABG ) sia associato a declino cognitivo negli anziani rispetto a un...
La terapia con Estradiolo dopo la menopausa attenua gli effetti dello stress sul cortisolo e sulla memoria di lavoro
La terapia con Estradiolo postmenopausale può ridurre la risposta allo stress.Tuttavia, non è chiaro se tali riduzioni possano mitigare gli...
Effetto della integrazione di Acidi grassi polinsaturi Omega 3 a lungo termine con o senza intervento multidominio sulla funzione cognitiva negli anziani con disturbi della memoria
Non sono stati condotti ampi studi per studiare l'efficacia di un intervento che unisca un composto specifico e diversi interventi...
Anziani: il Testosterone produce miglioramenti dell’anemia e della densità minerale ossea, ma non ha effetto sulla memoria
I Testosterone Trials ( TTrials ) hanno mostrato che un lieve stato anemico e una ridotta densità ossea possono...
L'origine dell'Alzheimer sarebbe legata ai disturbi d'umore e non alla memoria come si è sempre pensato
Uno studio di ricercatori italiani, pubblicato su Nature Communications, ha mostrato che l'origine della malattia di Alzheimer non è nell'area...
Il gene COUP-TFI controlla la forma dell’ippocampo, la struttura del cervello responsabile della memoria
Un gruppo di ricercatori, coordinato da Elvira De Leonibus, dell’Istituto Telethon di genetica e medicina di Pozzuoli e del Laboratorio...
La terapia ormonale a base di estrogeni non preserva la memoria e la capacità cognitiva nelle donne in post-menopausa
Uno studio ha dimostrato che la terapia con estrogeni nelle donne in menopausa non è utile a conservare la memoria...
Autotaxina associata ad aumentato rischio di compromissione della memoria e di diabete mellito di tipo 2
L’enzima autotaxina potrebbe permettere di prevedere il presentarsi di alterazioni della memoria tipiche della malattia di Alzheimer e del diabete...