Perexilina corregge il deficit energetico e migliora la capacità di esercizio nella cardiomiopatia ipertrofica sintomatica


Pazienti con cardiomiopatia ipertrofica mostrano un indebolimento energetico miocardico, ma non è stato ancora dimostrato un ruolo causativo di questo deficit energetico nella fisiopatologia della cardiomiopatia ipertrofica.
È stato ipotizzato che il modulatore metabolico Perexilina possa migliorare il deficit energetico miocardico e quindi migliorare anche la funzione diastolica e la capacità di esercizio.

In totale, 46 pazienti consecutivi con limitazione sintomatica allo sforzo ( picco VO2 inferiore del 75% del valore predetto ), causato da cardiomiopatia ipertrofica non-ostruttiva ( età media: 55 anni ) sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Perexilina 100 mg ( n=24 ) oppure placebo ( n=22 ).

Al basale e al termine dello studio ( 4.6 mesi ) sono stati valutati il rapporto miocardico di fosfocreatina su adenosina trifosfato, un marcatore noto dello stato energetico cardiaco misurato con spettroscopia di risonanza magnetica con (31)P, il riempimento diastolico ventricolare sinistro a riposo e durante lo sforzo utilizzando la ventricolografia con radionuclide, il picco di VO2, i sintomi, la qualità di vita e i metaboliti sierici.

L’uso di Perexilina ha migliorato il rapporto miocardico fosfocreatina su adenosina trifosfato ( da 1.27 a 1.73 versus da 1.29 a 1.23; P=0.003 ) e ha normalizzato il prolungamento anomalo del tempo, normalizzato per frequenza cardiaca, al picco di riempimento tra lo stato di riposo e quello di esercizio ( da 0.11 a -0.01 versus da 0.15 a 0.11 secondi; P=0.03 ).

Questi cambiamenti sono stati accompagnati da un miglioramento nell’endpoint primario ( picco di VO2 da 22.2 a 24.3 versus da 23.6 a 22.3 mL · kg(-1) · min(-1); P=0.003 ) e la classe NYHA ( P minore di 0.001 ) ( tutti i P Perexilina versus placebo ).

In conclusione, nella cardiomiopatia ipertrofica la Perexilina, un modulatore del metabolismo, migliora l’alterazione dell’attività energetica cardiaca, corregge la disfunzione diastolica e aumenta la capacità di esercizio.
Questi risultati sostengono l’ipotesi che la mancanza di energia contribuisce alla patofisiologia, e forniscono un razionale per ulteriori approfondimenti sull’uso di terapie metaboliche nella cardiomiopatia ipertrofica. ( Xagena2010 )

Abozguia K et al, Circulation 2010; 122: 1562-1569



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