Confronto tra Daunorubicina liposomiale e Idarubicina come terapia di induzione nella leucemia mieloide acuta pediatrica


Gli esiti dei pazienti con leucemia mieloide acuta migliorano significativamente con l’intensificazione dell’induzione.
Per intensificare ulteriormente il dosaggio delle antracicline senza aumentarne la cardiotossicità, è stata confrontata la potenzialmente meno cardiotossica Daunorubicina liposomiale ( L-DNR ) con Idarubicina ( Zavedos ) a una dose superiore alla equivalente ( 80 vs 12 mg/m2 al giorno per 3 giorni ) durante l'induzione.

Nello studio multicentrico di ottimizzazione della terapia AML-BFM 2004, 521 dei 611 pazienti pediatrici ( 85% ) sono stati assegnati in modo casuale a induzione con Daunorubicina liposomiale o Idarubicina.

A 5 anni non è stata osservata differenza tra i bracci di trattamento ( sopravvivenza globale 76% per L-DNR vs 75% per Idarubicina, P logrank=0.65; sopravvivenza libera da eventi 59% vs 53%, P logrank=0.25; incidenza cumulativa di recidiva 29% vs 31%, P (Gray)=0.75 ), così come i risultati di sopravvivenza libera da eventi per pazienti a rischio standard ( 72% vs 68%, P logrank=0.47 ) e ad alto rischio ( 51% vs 46%, P logrank=0.45 ).

Il trattamento con Daunorubicina liposomiale è risultato associato a una significativamente migliore probabilità di sopravvivenza libera da eventi nei pazienti con t(8; 21).

In generale, la mortalità correlata al trattamento è stata inferiore con Daunorubicina liposomiale rispetto a Idarubicina ( 2/257 vs 10/264 pazienti, P=0.04 ).

La cardiotossicità di grado 3/4 era rara dopo l'induzione ( 4 L-DNR vs 5 Idarubicina ). Solo 1 paziente con Daunorubicina liposomiale e 3 pazienti con Idarubicina hanno presentato cardiomiopatia subclinica o lieve durante il follow-up.

In conclusione, alla dose somministrata, la Daunorubicina liposomiale ha attività complessiva antileucemica paragonabile a Idarubicina; ha dimostrato di essere più attiva in sottogruppi e di causare meno mortalità correlata al trattamento. ( Xagena2013 )

Creutzig U et al, Blood 2013; 122: 37-43

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