L'alto indice di massa corporea è correlato a una più lunga sopravvivenza con l'immunoterapia per il carcinoma polmonare non-a-piccole cellule


Uno studio retrospettivo ha mostrato che l'elevato indice di massa corporea ( BMI ) al basale sembra essere associato in modo indipendente a una migliore sopravvivenza tra i pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule che hanno ricevuto Atezolizumab ( Tecentriq ).

Sulla base di questi risultati, l'indice BMI dovrebbe essere considerato come un fattore di stratificazione negli studi sugli inibitori del checkpoint immunitario.

I ricercatori hanno notato la complessa relazione tra obesità e prognosi oncologica.
L'alto indice BMI è risultato associato a una maggiore incidenza, rapida progressione della malattia, recidiva e mortalità in alcuni tumori, ma anche protezione da altri tumori.

Precedenti studi avevano indicato una associazione tra alto indice di massa corporea e minore incidenza di tumori ai polmoni e mortalità specifica per cancro.
Tuttavia, non era noto se l'elevato indice di massa corporea potesse influenzare gli esiti dei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) trattati con inibitori del checkpoint immunitario.

Sono stati presi in esame 2.110 pazienti con tumore NSCLC avanzato che avevano preso parte a uno di quattro studi multicentrici, tra cui due studi di fase 2 a braccio singolo e due studi randomizzati a due bracci.
Tutti i pazienti erano stati precedentemente non-trattati o trattati con una linea di terapia sistemica e avevano una malattia misurabile e una buona funzione d'organo senza controindicazioni per la chemioterapia o gli inibitori del checkpoint.

Tra questi pazienti, 1.434 ( età media, 64 anni; intervallo, 57-70; 62% uomini ) hanno ricevuto Atezolizumab e 676 ( età mediana, 63 anni; intervallo, 57-69; 62% uomini ) hanno ricevuto Docetaxel.
I pazienti hanno ricevuto i trattamenti una volta ogni 3 settimane fino a progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile.

L'endpoint primario dello studio era rappresentato da: associazione tra indice BMI e sopravvivenza globale ( OS ), sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) ed eventi avversi correlati alla terapia,

E' stata osservata una associazione tra obesità ( BMI 30 kg/m² ) e sopravvivenza globale significativamente migliorata ( P inferiore a 0.001 ) tra i pazienti che hanno ricevuto Atezolizumab, ma non tra quelli che hanno ricevuto Docetaxel.

Le associazioni più forti tra indice BMI e sopravvivenza globale e sopravvivenza libera da progressione tra i pazienti con elevata espressione di PD-L1.

Gli hazard ratio ( HR ) tra i 436 pazienti con la più alta categoria di espressione di PD-L1 ( 50% di cellule tumorali o 10% di cellule immunitarie infiltranti il tumore ) sono stati pari a 0.36 ( IC 95%, 0.21-0.62 ) per quelli con obesità e 0.69 ( IC 95%, 0.48-0.98 ) per quelli con sovrappeso ( indice BMI = 25-29.9 kg/m² ).

Gli hazard ratio per la sopravvivenza libera da progressione per questi pazienti sono stati pari a 0.68 ( IC 95%, 0.49-0.94 ) per quelli con obesità e 0.72 ( IC 95%, 0.56-0.92 ) per quelli con sovrappeso.

Gli eventi avversi correlati al trattamento non sembravano essere associati all'indice di massa corporea.

Lo studio ha fornito nuove prove a supporto dell'ipotesi che l'alto indice di massa corporea e l'obesità possano essere associati alla risposta all'immunoterapia.
Sono necessari ulteriori studi sul ruolo potenzialmente protettivo dell'alto indice di massa corporea in altri trattamenti contro il cancro. ( Xagena2019 )

Fonte: JAMA Oncology, 2019

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