L’immunoterapia con cellule T appare efficace nella malattia linfoproliferativa EBV-correlata dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche
Una immunoterapia basata su cellule T ha indotto risposta nella maggior parte dei pazienti affetti da malattia linfoproliferativa associata a virus di Epstein-Barr ( EBV ) non-responder al trattamento standard.
Le risposte associate ai linfociti T citotossici specifici per il virus di Epstein-Barr ( EBV-CTL ) sono durevoli, e nessun paziente che ha raggiunto una risposta completa è andato incontro a recidiva.
I disordini linfoproliferativi associati a virus di Epstein-Barr che si sviluppano dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche si presentano, tipicamente, come linfomi diffusi a grandi cellule B, ad alto grado.
La sopravvivenza mediana di questi pazienti con il trattamento convenzionale è normalmente inferiore a 31 giorni.
E’noto fin dal 1995 che è possibile somministrare le cellule T del donatore di trapianto, e si possono indurre remissioni durature della malattia.
E’ stato anche dimostrato che le cellule T specifiche per EBV, generate dal donatore del trapianto, possono essere utilizzate per gestire in modo efficace questi disturbi.
Il limite di questa tecnica è che viene richiesto un tempo di circa 60 giorni o più per generare cellule T EBV-specifiche.
Per superare questo ostacolo, i ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center hanno sviluppato una banca di 330 linee di cellule T specifiche per EBV, derivate dal donatore del trapianto, che ha permesso l'uso di queste cellule anche in individui diversi da coloro che avevano ricevuto il trapianto originale.
Le cellule sono state definite in termini di tipizzazione HLA, specificità per EBV e restrizione HLA e possono essere utilizzate entro 24 ore dalla diagnosi di disordine linfoproliferativo associato a EBV.
I ricercatori hanno condotto due studi clinici per valutare l'uso di EBV-CTL in 57 destinatari di trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche con malattia positiva per EBV.
Un totale di 51 pazienti ( 89.4% ) presentava linfoma diffuso a grandi cellule B, monomorfo, mentre tre avevano linfoma polimorfo, due avevano solo viremia e uno aveva un linfoma a cellule T/NK ( natural killer ).
Il primo studio ha riguardato 39 pazienti ( età media, 21 anni; 58% uomini ), la maggioranza dei quali ( 71.9% ) non aveva risposto al trattamento con Rituximab ( MabThera ).
Ventisei di questi pazienti hanno ricevuto EBV-CTL derivato da donatori primari di cellule staminali, e 13 hanno ricevuto EBV-CTL derivato da donatori terzi non-correlati.
Il secondo studio comprendeva 18 pazienti ( età media 52 anni; 55.6% donne ), in cui tutti erano risultati non-responder a Rituximab.
Tutti i pazienti in questo studio hanno ricevuto EBV-CTL derivato da donatori terzi non-correlati.
I pazienti in entrambi gli studi hanno ricevuto fino a cinque cicli di infusioni EBV-CTL. Ciascun ciclo consisteva di infusione settimanale di 1 x 10(6) cellule/kg o 2 x 10(6) cellule/kg per 3 settimane.
Nel primo studio, è stato riscontrato un tasso di risposta del 62% e un tasso di non-progressione del 69%.
Ventitre pazienti ( 58.9% ) hanno ottenuto risposta completa, uno ( 2.5% ) risposta parziale e tre ( 7.6% ) hanno raggiunto una stabilizzazione della malattia.
Nel secondo studio, il tasso di risposta è stato del 67% e il tasso di non-progressione è stato pari a 72%.
Nove pazienti ( 50% ) hanno raggiunto risposta completa, tre ( 16.6% ) risposta parziale e uno ( 5.5% ) stabilizzazione della malattia.
La durata mediana di risposte complete e di risposte parziali è stata di 318 giorni.
Il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 1 anno è stato del 66.7%, e la sopravvivenza globale è stata del 71.8% a 1 anno e a 2 anni.
Tra tutti i pazienti refrattari al trattamento con Rituximab in entrambi gli studi, la sopravvivenza globale a 1 anno è stata del 50% per quelli trattati con EBV-CTL di donatori terzi e del 49% per quelli trattati con EBV-CTL derivate da donatore originale del trapianto.
Nel complesso, 10 pazienti ( 17.5% ) sono morti entro 2 mesi dalla loro prima infusione, anche se le morti non sono apparse correlate al trattamento.
Sei pazienti sono morti a causa della progressione del disordine linfoproliferativo associato a EBV, due sono morti a causa di recidiva leucemica e due sono morti per altre cause.
Il trattamento con EBV-CTL è apparso ben tollerato. Nessun paziente ha sviluppato la sindrome da rilascio di citochine o malattia del trapianto contro l'ospite richiedente terapia sistemica.
Dallo studio è emerso che EBV-CTL funzionano bene nella maggior parte dei destinatari. Tuttavia, le risposte sono diventate clinicamente evidenti solo dopo che le cellule T si sono espanse in vivo, e ciò ha richiesto circa 7-14 giorni.
L’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ) ha concesso la designazione di terapia breakthrough ( terapia fortemente innovativa ) a EBV-CTL generata dal sangue di donatori terzi per il trattamento dei pazienti con disordini linfoproliferativi associati a virus EBV, refrattari a Rituximab. ( Xagena2015 )
Fonte: American Association for Cancer Research ( AACR ) Meeting, 2015
Emo2015 Inf2015 Onco2015
Indietro
Altri articoli
Correlazioni tra tasso di risposta e sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza globale negli studi di immunoterapia per il tumore al polmone metastatico non-a-piccole cellule
I cambiamenti radiografici potrebbero non catturare completamente gli effetti del trattamento degli inibitori del checkpoint immunitario ( ICI ). Sono state...
Crenigacestat, un inibitore della gamma-secretasi, in combinazione con l'immunoterapia con CAR-T diretta all'antigene BCMA nel mieloma multiplo recidivante o refrattario
Gli inibitori della gamma-secretasi ( GSI ) aumentano la densità dell'antigene di maturazione delle cellule B ( BCMA ) sulle...
Immunoterapia anti-TIGIT e anti- PD-L1 nel cancro al polmone non-a-piccole cellule e nel cancro esofageo
Uno studio di fase 1 ha trovato che il trattamento combinato con un farmaco sperimentale anti-TIGIT più un inibitore di...
Immunoterapia a base di Nivolumab associato a Brentuximab vedotin, un anticorpo monoclonale anti-CD30, nei pazienti recidivanti con linfoma di Hodgkin classico già sottoposti a trapianto autologo
In alcuni pazienti il linfoma di Hodgkin può non-rispondere al trattamento iniziale o ripresentarsi dopo un’apparente risposta poco tempo dopo...
Immunoterapia orale per l'allergia alle arachidi nei bambini di età compresa tra 1 e meno di 4 anni
L’allergia alle arachidi è un'allergia infantile comune e l'unico trattamento approvato per i bambini dai 4 ai 17 anni di...
Associazione della valutazione basata sull'apprendimento automatico dei linfociti infiltranti il tumore su immagini istologiche standard con gli esiti dell'immunoterapia nei pazienti con cancro polmonare non-a-piccole cellule
Attualmente, i biomarcatori predittivi per la risposta alla terapia con inibitori del checkpoint immunitario ( ICI ) nel carcinoma polmonare...
Immunoterapia oncologica: Opdivo a base di Nivolumab
Opdivo, il cui principio attivo è Nivolumab, è un medicinale antitumorale usato per il trattamento delle seguenti affezioni: melanoma, un...
Immunoterapia o chemioimmunoterapia negli anziani con tumore al polmone non-a-piccole cellule avanzato
L'inibitore del checkpoint immunitario ( ICI ) più il trattamento di combinazione con chemioterapia ( inibitore del checkpoint immunitario -...
Progressi e prospettive della terapia mirata e dell'immunoterapia per il carcinoma uracale
Il carcinoma uracale ( UrC ) è una malattia rara e aggressiva. La chemioterapia sistemica mostra un'efficacia limitata nei pazienti...
Belzutifan più Cabozantinib nei pazienti con carcinoma renale a cellule chiare avanzato precedentemente trattati con immunoterapia
Sono disponibili poche opzioni terapeutiche per i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato che hanno ricevuto una precedente immunoterapia...