Effetto di Gemtuzumab ozogamicina sulla sopravvivenza nei pazienti adulti con leucemia mieloide acuta de-novo


I risultati dell’aggiunta di Gemtuzumab ozogamicina ( Mylotarg ), un anticorpo coniugato anti-CD33, al trattamento standard per pazienti con leucemia mieloide acuta in studi di fase 3 sono contraddittori.

È stato valutato se l’aggiunta di Gemtuzumab ozogamicina a basso dosaggio frazionato alla terapia primaria standard fosse in grado di migliorare l’esito in pazienti con questo tipo di leucemia senza causare eccessiva tossicità.

In uno studio di fase 3, in aperto, condotto presso 26 Centri ematologici in Francia, pazienti di età compresa tra 50 e 70 anni con leucemia mieloide acuta de novo non-trattata in precedenza sono stati assegnati in maniera casuale e in un rapporto 1:1 a trattamento standard ( gruppo controllo ) con o senza 5 dosi di Gemtuzumab ozogamicina per via endovenosa ( 3 mg/m2 nei giorni 1, 4 e 7 durante l’induzione e al giorno 1 di ciascuno dei due cicli di chemioterapia di consolidamento ).

L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da eventi; gli endpoint secondari includevano sopravvivenza libera da recidiva, sopravvivenza generale e sicurezza.

Le analisi sono state condotte per intention-to-treat.

In totale, 280 pazienti sono stati assegnati al gruppo controllo ( n=140 ) e a quello Gemtuzumab ozogamicina ( n=140 ), e 139 in ciascun gruppo sono stati analizzati.

Risposta completa con o senza ripristino incompleto delle piastrine all’induzione è stata osservata in 104 ( 75% ) pazienti nel gruppo controllo e 113 ( 81% ) in quello Gemtuzumab ozogamicina ( odds ratio, OR=1.46; p=0.25 ).

A 2 anni, la sopravvivenza libera da eventi è stata stimata al 17.1% nel gruppo controllo versus 40.8% nel gruppo Gemtuzumab ozogamicina ( hazard ratio, HR=0.58; p=0.0003 ), la sopravvivenza generale a 41.9% versus 53.2%, rispettivamente ( HR=0.69; p=0.0368 ) e la sopravvivenza libera da recidiva a 22.7% versus 50.3%, rispettivamente ( HR=0.52; p=0.0003 ).

La tossicità ematologica, in particolare trombocitopenia persistente, è risultata più comune nel gruppo Gemtuzumab ozogamicina che nel gruppo controllo ( 22 [ 16% ] vs 4 [ 3% ]; p inferiore a 0.0001 ), senza un aumento nel rischio di decesso da tossicità.

In conclusione, l’uso di dosi più basse frazionate di Gemtuzumab ozogamicina consente la somministrazione sicura di dosi cumulative più elevate e migliora in modo sostanziale gli esiti in pazienti con leucemia mieloide acuta.
Queste osservazioni spingono verso nuovi studi su Gemtuzumab ozogamicina come terapia di prima linea per la leucemia mieloide acuta. ( Xagena2012 )

Castaigne S et al, Lancet 2012; 379: 1508-1516

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