Brentuximab vedotin nella recidiva dei linfomi CD30+
Il linfoma di Hodgkin e il linfoma anaplastico a grandi cellule sono i due tumori più comuni che presentano espressione di CD30.
Precedenti tentativi di utilizzare terapie monoclonali dirette contro l’antigene CD30 hanno mostrato attività minima.
Per incrementare l’attività antitumorale delle terapie anti-CD30, è stato prodotto Brentuximab vedotin ( SGN-35 ), anticorpo coniugato al farmaco, nato dall’unione dell’agente antitubulina monometil auristatina E ( MMAE ), un anticorpo monoclonale specifico per CD30 grazie a un legante eliminabile per via enzimatica.
In uno studio di fase 1, in aperto, multicentrico e con aumento scalare del dosaggio, Brentuximab vedotin ( a dosi tra 0.1 e 3.6 mg per chilogrammo di peso corporeo ) è stato somministrato ogni 3 settimane a 45 pazienti con tumori ematologici CD30-positivi e recidivanti o refrattari, in particolare linfoma di Hodgkin e linfoma anaplastico a grandi cellule.
I pazienti coinvolti avevano ricevuto tre ( valore mediano ) precedenti regimi di chemioterapia e il 73% di loro era stato sottoposto a trapianto autologo di cellule staminali.
La dose massima tollerata è stata fissata in 1.8 mg per chilogrammo, somministrata ogni 3 settimane.
In 17 pazienti sono state osservate risposte obiettive, incluse 11 remissioni complete, e dei 12 pazienti trattati con la dose di 1.8 mg per chilogrammo, 6 ( 50% ) hanno mostrato risposta obiettiva.
La durata mediana della risposta è stata di almeno 9.7 mesi, e in 36 pazienti su 42 ( 86% ) valutabili è stata osservata una regressione del tumore.
Gli eventi avversi più comuni sono stati: fatigue, piressia, diarrea, nausea, neutropenia e neuropatia periferica.
In conclusione, in questo studio di fase 1, Brentuximab vedotin ha indotto risposte obiettive durature, ha prodotto una riduzione del tumore nella maggior parte dei pazienti con linfomi CD30+, recidivanti o refrattari.
Sono stati riscontrati, soprattutto, effetti tossici di grado 1 o 2 ( da lievi a moderati ). ( Xagena2010 )
Younes A et al, N Engl J Med 2010; 363: 1812-1821
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