Efficacia e sicurezza a lungo termine di Alemtuzumab nei linfomi cutanei a cellule T avanzati primari
Alemtuzumab ( Campath, MabCampath ) è stato proposto come terapia di salvataggio per i linfomi cutanei a cellule T ( CTCL ) refrattari.
I dati di follow-up a lungo termine sono scarsi.
Per valutare l'efficacia e la sicurezza di Alemtuzumab nel trattamento di linfomi cutanei a cellule T avanzati è stata effettuata una analisi retrospettiva di 39 pazienti affetti da questo tipo di tumore in stadio avanzato trattati con Alemtuzumab tra il 2003 e il 2013.
I pazienti ( età media, 62 anni ) con sindrome di Sézary ( SS, n=23 ) o micosi fungoide avanzata ( MF, n=16 ) hanno ricevuto Alemtuzumab 30 mg 2-3 volte a settimana per una durata mediana di 12 settimane.
15 pazienti hanno ricevuto una terapia di mantenimento per una durata media di 24 settimane.
11 pazienti ( 28% ) avevano malattia trasformata ( MF, n=10; SS, n=1 ).
Dopo un follow-up medio di 24 mesi, 8 pazienti ( 21% ) erano ancora vivi.
Il tasso di risposta globale è stato del 51% nell’intero gruppo di studio ( risposta parziale, n=13; risposta completa, n=7 ), del 70% nei pazienti con sindrome di Sézary e del 25% nei pazienti con micosi fungoide ( P=0.009 ).
Il tempo medio alla progressione è stato di 3.4 mesi; 6 pazienti ( 15%; SS, n=5; MF, n=1 ) sono rimasti liberi da progressione per più di 2 anni ( media, 56 mesi ); 5 pazienti hanno sviluppato la trasformazione a grandi cellule T durante il trattamento con Alemtuzumab e 1 paziente ha sviluppato un linfoma cutaneo primario a grandi cellule B.
Ventiquattro pazienti ( 62% ) hanno avuto un evento infettivo avverso di grado 3 o superiore; 10 ( 26% ) pazienti hanno manifestato una tossicità ematologica che ha portato alla sospensione del trattamento in 17 casi ( 44% ) e alla morte in 2 ( 5% ).
In conclusione, Alemtuzumab può indurre remissioni a lungo termine nella sindrome di Sézary, ma non sembra efficace nella micosi fungoide e nel linfoma cutaneo a cellule T trasformato. ( Xagena2014 )
de Masson A et al, Br J Dermatol 2014; 170 : 720-724
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