Mieloma multiplo: Daratumumab ritarda la progressione della malattia dopo trapianto autologo di cellule staminali


Secondo i dati della seconda parte dello studio CASSIOPEIA, la terapia di mantenimento di prima linea con Daratumumab ( Darzalex ) ritarda significativamente la progressione della malattia o la morte negli adulti con mieloma multiplo che hanno risposto al trapianto autologo di cellule staminali ( ASCT ).

Questi risultati, da un'analisi ad interim pre-pianificata condotta da un Comitato indipendente di monitoraggio dei dati, hanno indicato che lo studio di fase 3 ha raggiunto gli obiettivi principali sia della prima che della seconda parte.
Pertanto, il Comitato ha raccomandato di svelare i risultati dello studio, rendendoli noti ai ricercatori e ai partecipanti.

Daratumumab è un anticorpo che si lega e blocca l'attività di CD38, una proteina presente ad alti livelli sulla superficie delle cellule del mieloma, indipendentemente dalla gravità della malattia. Quando è legato al suo bersaglio, si pensa che Daratumumab uccida direttamente le cellule tumorali e inneschi risposte immunitarie, portando a una rapida morte le cellule tumorali.

Lo studio CASSIOPEIA, in aperto, multicentrico, costituito da due parti, è stato progettato per valutare la sicurezza e l'efficacia dell'aggiunta di Daratumumab alla terapia standard pre-trapianto in un gruppo di pazienti con mieloma multiplo non-trattato che erano eleggibili per un trapianto autologo di cellule staminali.

Nella prima parte, 1.085 partecipanti erano stati assegnati in modo casuale a una combinazione di Daratumumab con il regime VTd [ Velcade ( Bortezomib ), Talidomide e desametasone; D-VTd ] o solo VTd, come induzione ( pre-trapianto ) e trattamento di consolidamento ( post-trapianto ). L'obiettivo principale era determinare se il regime D-VTd fosse superiore al solo regime VTd nell'eliminazione di qualsiasi traccia di tumore, con valutazione mediante tassi di risposte complete rigorose ( nessun segno di cellule tumorali o anticorpi contro il mieloma ).
L'obiettivo è stato raggiunto; una percentuale significativamente maggiore di pazienti trattati con la combinazione D-VTd ( 28.9% ) ha ottenuto risposte complete rigorose dopo trapianto ASCT, rispetto a quelli trattati con solo VTd ( 20.3% ).

A un follow-up mediano di 18.8 mesi, la combinazione Daratumumab ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o morte del 53% e ha aumentato la percentuale di pazienti che hanno raggiunto almeno il completamento ( 39% versus 26% ) o risposte parziali molto buone ( 83% vs 78% ) rispetto al solo regime VTd.

I pazienti che hanno risposto almeno in parte al trapianto ASCT sono stati inclusi nella seconda parte dello studio, e sono stati riassegnati a ricevere un trattamento di mantenimento di 8 settimane con Daratumumab per un massimo di 2 anni, oppure a nessun ulteriore trattamento ( osservazione ).

L'obiettivo principale era valutare se il trattamento di mantenimento con Daratumumab avesse prolungato il tempo in cui i pazienti vivevano senza segni di progressione della malattia.

E' emerso che la terapia ha ridotto il rischio di progressione o morte del 47%, rispetto a nessun trattamento di mantenimento, raggiungendo l'endpoint principale in questa seconda parte dello studio.

Il profilo di sicurezza di Daratumumab era coerente con il suo profilo di sicurezza noto, senza che siano state identificate nuove reazioni avverse. ( Xagena2020 )

Fonte: Janssen Pharmaceuticals, 2020

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