Tumore del polmone non-a-piccole cellule: Osimertinib superiore alla chemioterapia nei pazienti positivi alla mutazione T790M di EGFR in progressione dopo trattamento di prima linea con un inibitore della tirosin-chinasi


Sono stati presentati nel corso del 17° Congresso Mondiale sul Tumore del Polmone ( WCLC ) dell’International Association for the Study of Lung Cancer ( IASLC ) a Vienna, i dati dello studio di fase III AURA3, che hanno mostrato che Osimertinib ( Tagrisso ) potrebbe rappresentare un nuovo standard di cura per il trattamento di seconda linea dei pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ), localmente avanzato o metastatico, positivo alla mutazione T790M di EGFR ( recettore del fattore di crescita dell’epidermide ).

Osimertinib come terapia di seconda linea ha aumentato la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) di 5.7 mesi rispetto alla chemioterapia standard combinata a base di Platino ( hazard ratio, HR=0.3 ).
I risultati sono stati anche pubblicati sul The New England Journal of Medicine ( NEJM ).

Nel 60% dei casi di tumore al polmone non-a-piccole cellule positivo alla mutazione nel gene EGFR, si presenta un’ulteriore mutazione secondaria, detta T790M.
Dopo circa un anno di trattamento con i farmaci di prima e seconda generazione, inibitori della tirosin chinasi, i pazienti vanno incontro a una nuova progressione della malattia. In passato l’unica opzione possibile restava la chemioterapia. Osimertinib, è una terapia efficace anche sulla mutazione secondaria.
Nello studio AURA3 il trattamento con Osimertinib ha ridotto, di circa il 70%, il rischio di progressione del tumore rispetto alla chemioterapia.

I dati di AURA3 hanno dimostrato come Osimertinib migliora in modo statisticamente significativo la sopravvivenza libera da progressione, rispetto alla chemioterapia standard combinata a base di Platino ( 10.1 mesi vs 4.4 mesi, HR=0.30, intervallo di confidenza [ IC ] 95%: 0.23, 0.41, p inferiore a 0.001 ).

Nel 34% dei pazienti che al basale presentavano metastasi al sistema nervoso centrale ( CNS ), la sopravvivenza libera da progressione è stata significativamente maggiore con Osimertinib rispetto alla chemioterapia combinata a base di Platino ( 8.5 mesi vs 4.2 mesi, HR=0.32, IC 95%: 0.21, 0.49 ).

I dati di sicurezza di AURA3 riguardanti Osimertinib risultano in linea con quanto visto fino ad ora.
Eventi avversi di grado 3 o maggiore, correlati al farmaco, sono stati riportati nel 6% dei pazienti ( n=16 ) trattati con Osimertinib e nel 34% ( n=46 ) di quelli trattati con chemioterapia standard combinata a base di Platino.
I più comuni eventi avversi correlati al farmaco nel braccio trattato con Osimertinib sono stati diarrea ( 29% complessivo; 1% grado maggiore o uguale a 3 ) ed eruzioni cutanee ( 28% complessivo, minore di 1% grado maggiore o uguale a 3 ), mentre nel braccio trattato con chemioterapia, sono stati nausea ( 47% complessivo; 3% grado maggiore o uguale a 3 ) e riduzione dell’appetito ( 32% complessivo; 3% grado maggiore o uguale a 3 ).

I dati di AURA3 sono in linea con quelli presentati in precedenza negli studi di fase II, AURA2 e AURA extension. Questa congruenza si estende anche alle analisi dei campioni di tessuto e plasma per il rilevamento della mutazione di resistenza T790M.
In AURA3 circa la metà dei pazienti con T790M rilevata nel tessuto tumorale presentava la stessa mutazione anche nel plasma.
I benefici clinici riportati con Osimertinib, confrontato con la chemioterapia combinata a base di Platino, sono stati a prescindere da dove fosse stata identificata la mutazione T790M, se nel plasma ctDNA o nel tessuto.
Quando possibile, l’analisi del tessuto resta preferibile per i pazienti con esito negativo al test plasmatico per la T790M. ( Xagena2016 )

Fonte: AstraZeneca, 2016

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