Il consumo di alcol può essere associato a fibrillazione atriale o flutter atriale negli uomini
L’assunzione di alcol può leggermente aumentare il rischio di sviluppare alcune aritmie sopraventricolari e, precisamente, la fibrillazione atriale ed il flutter atriale.
Ricercatori dell’Aarhus University Hospital in Danimarca hanno esaminato la relazione tra assunzione di alcol e fibrillazione atriale tra i 47.949 partecipanti del Danish Diet, Cancer and Health Study.
I partecipanti avevano un’età media di 56 anni, erano nati in Danimarca e non presentavano storia di tumore.
I Ricercatori hanno trovato che il consumo medio di alcol al giorno era di 28,2 grammi per gli uomini e di 13,9 per le donne.
Più della metà delle donne consumava meno di 10 g di alcol al giorno.
La percentuale di uomini e donne, che erano astemi all’inizio dello studio, era del 2,1% e 3%, rispettivamente.
Nel corso del periodo di follow-up ( in media 5,7 anni ), 556 partecipanti hanno sviluppato fibrillazione atriale ( uomini: 374 : 1,7% ; donne: 182 : 0,7% ).
E’ stato osservato un modesto aumento del rischio di fibrillazione atriale, che ha corrisposto ad un aumento del consumo di alcol negli uomini, ma non tra le donne.
Rispetto al quintile più basso di assunzione di alcol ( primo quintile ) gli uomini nel secondo, terzo, quarto e quinto quintile ( con quantità crescenti di assunzione di alcol ) hanno presentato un aumento del rischio di fibrillazione atriale del 4%, del 44%, del 25% e del 46%, rispettivamente.
Rispetto alle donne con il più basso quintile di assunzione di alcol, le donne nel secondo, terzo, quarto e quinto quintile hanno presentato un aumento del rischio di fibrillazione atriale del 9%, 27%, 23% e 14%, rispettivamente.
Le conclusioni di questo studio indicano che il consumo di alcol è associato ad un aumento del rischio di fibrillazione atriale e di flutter atriale negli uomini.
Nelle donne un moderato consumo di alcol non sembra essere associato al rischio di fibrillazione atriale o di flutter atriale. ( Xagena2004 )
Frost L, Vestergaard P, Arch Intern Med 2004; 164: 1993-1998
Cardio2004
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