Donne in postmenopausa: inutilità dei biomarcatori circolanti dell'infiammazione e della disfunzione endoteliale per la predizione dei rischi di diabete di tipo 2


Recenti studi hanno messo in relazione i marcatori plasmatici dell'infiammazione e della disfunzione endoteliale con lo sviluppo di diabete mellito di tipo 2. Tuttavia, l'utilità di questi nuovi biomarcatori per la previsione del rischio di diabete mellito di tipo 2 rimane incerta.

The Women's Health Initiative Observational Study ( studio WHIOS ), uno studio di coorte prospettico, e uno studio caso-controllo nidificato all'interno dello studio WHIOS su 1584 casi di diabete mellito tipo 2 incidente e 2198 controlli abbinati, sono stati utilizzati per valutare l'utilità dei marcatori plasmatici dell'infiammazione e della disfunzione endoteliale nel predire il rischio di sviluppo di diabete mellito di tipo 2.

Nel periodo 1994-1998, 93.676 donne di età compresa tra 50 e 79 anni sono state arruolate nello studio WHIOS.

Sebbene la conta dei globuli bianchi e i livelli di interleuchina 6 ( IL-6 ), della proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hs-CRP ) e della molecola di adesione intercellulare 1 solubile ( sICAM-1 ) abbiano migliorato in modo significativo l'adattamento del modello, nessuno dei marker infiammatori e di disfunzione endoteliale ha migliorato la capacità di discriminazione del modello ( area sotto la curva caratteristica di funzionamento ricevente, 0.93 vs 0.93 ), la riclassificazione netta, o i valori predittivi ( positivo, 0.22 vs 0.24; negativo, 0.99 vs 0.99, utilizzando come cutoff il rischio del 15% di diabete mellito di tipo 2 a 6 anni ) rispetto ai fattori di rischio tradizionali.

In conclusione, al di là dei fattori di rischio tradizionali, la misurazione dei marcatori plasmatici di infiammazione sistemica e di disfunzione endoteliale fornisce un valore aggiunto relativamente piccolo nella previsione clinica del rischio di diabete mellito di tipo 2 in una coorte multietnica di donne in postmenopausa. ( Xagena2010 )

Chao C et al, Arch Intern Med 2010; 170: 1557-1565



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