Mavrilimumab in pazienti con polmonite grave da COVID-19 e iperinfiammazione sistemica: studio MASH-COVID
Nei pazienti con COVID-19, il fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi ( GM-CSF ) potrebbe essere un mediatore della risposta infiammatoria iperattiva associata a insufficienza respiratoria e morte.
Si è valutato se Mavrilimumab, un anticorpo monoclonale contro il recettore GM-CSF, migliori gli esiti nei pazienti con polmonite da COVID-19 e iperinfiammazione sistemica.
Lo studio randomizzato, multicentrico, in doppio cieco MASH-COVID è stato condotto in sette ospedali negli Stati Uniti.
Per l'inclusione nello studio era richiesta: l'ospedalizzazione, la polmonite da COVID-19, ipossiemia e una concentrazione di proteina C-reattiva superiore a 5 mg/dl.
I pazienti sono stati esclusi se necessitavano di ventilazione meccanica.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale, con stratificazione per sede ospedaliera, a ricevere Mavrilimumab 6 mg/kg come singola infusione endovenosa oppure placebo.
L'endpoint primario era la proporzione di pazienti vivi e senza ossigenoterapia supplementare al giorno 14.
L'esito primario e la sicurezza sono stati analizzati nella popolazione intention-to-treat.
Tra il 28 maggio e il 15 settembre 2020, 40 pazienti sono stati arruolati e assegnati in modo casuale a Mavrilimumab ( n =21 ) oppure placebo ( n=19 ).
È stato pianificato uno studio su 60 pazienti, ma a causa del lento arruolamento, lo studio è stato interrotto in anticipo per informare la storia naturale e il potenziale effetto del trattamento.
Al giorno 14, 12 pazienti ( 57% ) nel gruppo Mavrilimumab erano vivi e senza ossigenoterapia supplementare rispetto a 9 pazienti ( 47% ) nel gruppo placebo ( odds ratio, OR=1.48; P=0.76 ).
Non ci sono stati decessi correlati al trattamento e gli eventi avversi sono stati simili tra i gruppi.
Non c'è stata alcuna differenza significativa nella proporzione di pazienti vivi e senza ossigenoterapia al giorno 14, sebbene il beneficio o il danno della terapia con Mavrilimumab in questa popolazione di pazienti rimanga possibile, e dovrebbero essere completati studi più ampi. ( Xagena2021 )
Cremer PC et al, Lancet Rheumatology 2021; 3: 410-418
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