Sclerosi multipla: infiammazione a livello del sistema nervoso centrale con Alemtuzumab
Sono stati pubblicati due casi di grave infiammazione a livello del sistema nervoso centrale dopo terapia con Alemtuzumab ( Lemtrada ) nella sclerosi multipla.
Sono stati descritti due pazienti affetti da sclerosi multipla che hanno sviluppato grave deterioramento acuto della malattia e diverse nuove lesioni captanti alla risonanza magnetica pochi mesi dopo il primo ciclo di terapia con Alemtuzumab.
Entrambi i pazienti hanno ottenuto un marcato miglioramento dopo plasmaferesi e terapia con l’anticorpo che induce la deplezione delle cellule B, Rituximab ( MabThera ).
L'infiammazione osservata in questi pazienti è in linea con il periodo di tempo in cui si verifica il ripopolamento delle cellule B e l'espansione periferica in seguito al trattamento con Alemtuzumab.
Rimane pertanto da stabilire se la condizione riscontrata in questi due pazienti dopo il trattamento con Alemtuzumab sia dovuta al peggioramento della sclerosi multipla o allo sviluppo di autoimmunità secondaria diretta contro il sistema nervoso centrale.
Dall’analisi del genoma non è emersa alcuna causa genetica o infettiva.
Le recidive dopo trattamento con Alemtuzumab devono essere prontamente valutate alla risonanza magnetica per la presenza di lesioni con maggiore intensità ad anello.
Può essere avviata una specifica terapia di salvataggio comprendente la plasmaferesi e la deplezione delle cellule B per aiutare a prevenire la disabilità irreversibile.
Il primo paziente era un uomo di 41 anni, a cui era stata fatta diagnosi di sclerosi multipla nel 2004. Nonostante aver ricevuto diverse terapie immunomodulanti durante il decennio successivo, l’uomo è andato incontro a diverse recidive.
Un primo ciclo di trattamento con Alemtuzumab è stato somministrato nel mese di luglio 2015, ma nel mese di dicembre 2015, il paziente ha presentato grave disartria, marcati sintomi cognitivi, aprassia, e tetraparesi con dominanza a sinistra; la risonanza magnetica ha evidenziato 20 nuove lesioni in T1, la maggior parte delle quali era con maggiore intensità ad anello.
Il paziente non ha risposto agli steroidi. La plasmaferesi e un ciclo di immunoassorbimento hanno prodotto un marcato miglioramento dei sintomi clinici. Il successivo trattamento con Rituximab ha determinato una quasi totale assenza di lesioni di intensificazione del contrasto, e dal settembre 2016 il paziente era quasi privo di sintomi che l’avevano indotto al ricovero ospedaliero 9 mesi prima.
Il secondo paziente, una donna di 25 anni, aveva avuto diagnosi di sclerosi multipla nel 2011 e aveva ricevuto diversi trattamenti, tra cui Interferone beta-1a, Natalizumab e Fingolimod.
A causa della continua attività di malattia, nel dicembre 2014, aveva ricevuto un ciclo iniziale di Alemtuzumab, e aveva presentato nel luglio del 2015 tetraparesi con prevalente interessamento delle gambe.
Dopo trattamento con Metilprednisolone i sintomi erano migliorati ma non completamente, e nel mese di settembre aveva sviluppato emiatassia al lato sinistro ed emi-iperestesia.
Era stata trattata con una dose più alta di Metilprednisolone e sottoposta a plasmaferesi.
I sintomi si sono ripresentati a novembre e sono stati trattati con una dose più elevata di Metilprednisolone.
La risonanza magnetica ha rivelato diverse lesioni di intensificazione del contrasto, tra cui alcune con caratteristiche a intensificazione ad anello.
I sintomi e le misure di risonanza magnetica sono migliorate dopo trattamento con Rituximab. ( Xagena2017 )
Fonte: The Lancet Neurology, 2017
Neuro2017 Farma2017
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