Sicurezza ed efficacia del trattamento con statine a lungo termine per eventi cardiovascolari nei pazienti con coronaropatia e valori epatici anomali
Il trattamento a lungo termine con statine riduce la frequenza di eventi cardiovascolari, ma la sicurezza e l’efficacia nei pazienti con esami epatici anomali non sono chiare.
Uno studio ha valutato se la terapia statinica sia sicura ed efficace per questi pazienti attraverso l'analisi post-hoc dello studio di popolazione GREACE ( Greek Atorvastatin and Coronary Heart Disease Evaluation ).
GREACE era uno studio prospettico, intention-to-treat, nel quale 1600 pazienti con malattia coronarica ( età inferiore a 75 anni, con concentrazioni sieriche di colesterolo LDL maggiore di 2.6 mmol/L e trigliceridi minori di 4.5 mmol/L ) sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere statine o cure standard con la possibilità di includere le statine.
L'esito primario di questa analisi post-hoc era la riduzione del rischio di primo evento cardiovascolare ricorrente nei pazienti trattati con una statina e che presentavano valori epatici moderatamente anomali ( definiti come concentrazioni sieriche di alanina-aminotransferasi [ ALT ] o aspartato-aminotransferasi [ AST ] inferiori a 3 volte il limite superiore di normalità ) rispetto ai pazienti con valori anomali non-trattati con statine.
Tale riduzione del rischio è stata confrontata con quella osservata nei pazienti trattati ( o non-trattati ) con statine e con valori epatici normali.
Dei 437 pazienti con livelli epatici moderatamente anomali al basale, probabilmente associati a steatosi epatica non-alcolica, 227 trattati con una statina ( soprattutto Atorvastatina [ Torvast ] 24 mg al giorno ) hanno mostrato un miglioramento significativo dei valori epatici ( p inferiore a 0.0001 ) mentre 210 non-trattati con una statina hanno mostrato ulteriori incrementi delle concentrazioni di enzimi epatici.
Eventi cardiovascolari si sono manifestati in 22 ( 10% ) dei 227 pazienti con valori epatici anomali trattati con statine ( 3.2 eventi per 100 pazienti-anno ) e 63 ( 30% ) dei 210 con valori epatici anomali ma non-trattati con statine ( 10.0 eventi per 100 pazienti-anno; riduzione del rischio relativo 68%, p inferiore a 0.0001 ).
Questo beneficio in termini di malattia cardiovascolare è risultato più grande ( p=0.0074 ) rispetto a quello osservato nei pazienti con valori epatici normali ( 90 [ 14% ] eventi in 653 pazienti in trattamento con una statina [ 4.6 per 100 pazienti-anno ] vs 117 [ 23% ] in 510 pazienti non in trattamento con una statina [ 7.6 per 100 pazienti-anno ]; riduzione del rischio relativo 39%, p inferiore a 0.0001 ).
Degli 880 partecipanti trattati con una statina, 7 ( meno dell’1% ) hanno interrotto il trattamento con statine a causa di eventi avversi epatici ( concentrazioni di transaminasi 3 volte il limite superiore del range di normalità ).
In conclusione, il trattamento con statine è sicuro e può migliorare i valori epatici e ridurre la morbilità cardiovascolare nei pazienti con valori epatici da lievi a moderati potenzialmente attribuibili a steatosi epatica non-alcolica. ( Xagena2010 )
Athyros VG et al, Lancet 2010; 376: 1916-1922
Cardio2010 Gastro2010 Farma2010
Indietro
Altri articoli
Rivaroxaban in monoterapia versus terapia combinata con antipiastrinici sugli eventi totali trombotici e sanguinamento nella fibrillazione atriale con coronaropatia stabile: analisi secondaria post hoc dello studio AFIRE
Non sono ancora stati stabiliti regimi appropriati di terapia antitrombotica per i pazienti con fibrillazione atriale e malattia coronarica. È stato...
Il pathway del recettore della interleuchina 6 nella coronaropatia
È stata proposta una teoria secondo la quale l’infiammazione persistente contribuisce a vari stadi alla patogenesi della malattia cardiovascolare. La via...
Aldosterone, mortalità ed eventi ischemici acuti nei pazienti con coronaropatia fuori dal contesto di infarto miocardico acuto o scompenso cardiaco
Studi recenti hanno dimostrato che i livelli di aldosterone misurati in pazienti con scompenso cardiaco o infarto acuto del miocardio...
Mortalità e nuovo ricovero di pazienti con insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale o coronaropatia dopo chirurgia non-cardiaca
I rischi post-operatori per i pazienti con malattia coronarica sottoposti a chirurgia non-cardiaca sono ben descritti.Tuttavia, i rischi della chirurgia...
Terapia cognitivo-comportamentale vs terapia standard per prevenire le recidive di eventi cardiovascolari nei pazienti con coronaropatia
I fattori psicosociali sono indipendentemente associati a un aumentato rischio di morbilità e mortalità di malattia cardiovascolare, ma gli effetti...
Miglioramento di un saggio sensibile per la troponina I e rischio di infarto miocardico ricorrente e decesso in pazienti con sospetta coronaropatia acuta
Benchè il saggio per la troponina sia diventato sempre più sensibile, non è chiaro se ulteriori riduzioni nella soglia di...
Ablazione transcatetere della tachicardia ventricolare stabile prima di impianto di defibrillatore in pazienti con coronaropatia
In pazienti con tachicardia ventricolare e una storia di infarto del miocardio, l'impianto di un defibrillatore cardioversore impiantabile ( ICD...
Predizione del rischio di coronaropatia con marcatori multipli
I ricercatori della Northwestern University di Chicago, negli Stati Uniti, hanno portato a termine uno studio per valutare se i...
Concentrazione della proteina C-reattiva e rischio di coronaropatia, ictus e mortalità
La relazione tra concentrazione della proteina C-reattiva ( CRP ) e il rischio di malattie maggiori può essere meglio valutata...