Terapia cognitivo-comportamentale vs terapia standard per prevenire le recidive di eventi cardiovascolari nei pazienti con coronaropatia


I fattori psicosociali sono indipendentemente associati a un aumentato rischio di morbilità e mortalità di malattia cardiovascolare, ma gli effetti di un intervento sui fattori psicosociali sulla malattia cardiovascolare sono incerti.

E' stato eseguito uno studio clinico randomizzato e controllato sulla terapia cognitivo-comportamentale per misurarne gli effetti sulla recidiva di malattia cardiovascolare.

Lo studio ha coinvolto 362 donne e uomini di 75 anni o più giovani che sono stati dimessi dall'ospedale dopo un evento di malattia coronarica negli ultimi 12 mesi. I pazienti sono stati randomizzati per ricevere le cure tradizionali ( gruppo di riferimento, 170 pazienti ) o le cure tradizionali più un programma di terapia cognitivo-comportamentale ( gruppo di intervento, 192 pazienti ), focalizzato sulla gestione dello stress, con 20 sessioni di 2 ore per 1 anno.

La partecipazione mediana ad ogni sessione di terapia cognitivo-comportamentale è stata dell’85%. Le variabili di esito sono state mortalità per tutte le cause, ricovero per recidiva di malattia cardiovascolare e recidiva di infarto miocardico acuto.

Durante un periodo medio di follow-up di 94 mesi, il gruppo di intervento ha avuto un tasso inferiore del 41% per eventi di prima recidiva caridovascolare fatale e non-fatale ( hazard ratio, HR=0.59, P=0.002 ), il 45% in meno di recidiva di infarto acuto del miocardio ( 0.55, P=0.007 ) e una riduzione non-significativa del 28% per tutte le cause di mortalità ( 0.72, P=0.28 ) rispetto al gruppo di riferimento dopo aggiustamento per altre variabili di influenza degli esiti.

Nel gruppo di terapia cognitivo-comportamentale vi è stato un forte effetto dose-risposta tra la partecipazione al gruppo intervento e i risultati.

Durante i primi 2 anni di follow-up, non ci sono state differenze significative tra i gruppi nei fattori di rischio tradizionali.

In conclusione, un programma di intervento di terapia cognitivo-comportamentale diminuisce il rischio di recidiva di malattia cardiovascolare e di recidiva di infarto miocardico acuto.
Ciò può avere implicazioni per i programmi di prevenzione secondaria nei pazienti con malattia coronarica. ( Xagena2011 )

Gulliksson M et al, Arch Intern Med 2011; 171: 134-140


Psyche2011 Cardio2011



Indietro

Altri articoli

Non sono ancora stati stabiliti regimi appropriati di terapia antitrombotica per i pazienti con fibrillazione atriale e malattia coronarica. È stato...


Il trattamento a lungo termine con statine riduce la frequenza di eventi cardiovascolari, ma la sicurezza e l’efficacia nei pazienti...


È stata proposta una teoria secondo la quale l’infiammazione persistente contribuisce a vari stadi alla patogenesi della malattia cardiovascolare. La via...


Studi recenti hanno dimostrato che i livelli di aldosterone misurati in pazienti con scompenso cardiaco o infarto acuto del miocardio...


I rischi post-operatori per i pazienti con malattia coronarica sottoposti a chirurgia non-cardiaca sono ben descritti.Tuttavia, i rischi della chirurgia...


Benchè il saggio per la troponina sia diventato sempre più sensibile, non è chiaro se ulteriori riduzioni nella soglia di...


In pazienti con tachicardia ventricolare e una storia di infarto del miocardio, l'impianto di un defibrillatore cardioversore impiantabile ( ICD...


I ricercatori della Northwestern University di Chicago, negli Stati Uniti, hanno portato a termine uno studio per valutare se i...


La relazione tra concentrazione della proteina C-reattiva ( CRP ) e il rischio di malattie maggiori può essere meglio valutata...