La ripolarizzazione precoce all’ECG associata alla mortalità per cause cardiache nelle persone di mezza età


La ripolarizzazione precoce è stata associata a vulnerabilità alla fibrillazione ventricolare, ma poco è noto riguardo al significato prognostico di questo pattern nella popolazione generale.

Uno studio, compiuto sotto l’egida del National Institute for Health and Welfare a Helsinki in Finlandia, ha valutato la prevalenza e il significato prognostico della ripolarizzazione precoce all’elettrocardiogramma a 12 derivazioni in una popolazione basata sulla comunità di 10.864 soggetti di media età ( età media: 44 anni ).

L’endpoint primario era rappresentato dalla mortalità per cause cardiache, mentre l’endpoint primario era la morte per qualsiasi causa, e la morte per aritmia durante un periodo osservazionale medio di 30 anni.

La ripolarizzaizone precoce è stata stratificata secondo il grado di elevazione del punto J ( maggiore o uguale a 0.1 mV oppure maggiore a 0.2 mV ) nelle derivazioni inferiori o laterali.

Il pattern di ripolarizzaizone rpecoce di 0.1 mV o superiore era presente in 630 soggetti ( 5.8% ): 3.5% nelle derivazioni inferiori e nel 2.4% nelle derivazioni laterali, con elevazioni in entrambe le derivazioni nello 0.1% dei soggetti.

L’elevazione di almeno 0.1 mV nelle derivazioni inferiori era associata ad un aumentato rischio di morte per cause cardiache ( rischio relativo aggiustato, RR=1.28; p=0.03 ); lo 0.3% dei soggetti con elevazione del punto J superiore a 0.2 mV nelle derivazioni inferiori aveva un rischio marcatamente accresciuto di morte per cause cardiache ( RR=2.98; p
Altri marcatori elettrocardiografici di rischio, come l’intervallo QT prolungato, corretto per la frequenza cardiaca ( p=0.03 ), e l’ipertrofia ventricolare sinistra ( p=0.004 ), sono risultati predittori più deboli dell’endpoint primario.

In conclusione, un pattern di ripolarizzazione precoce nelle derivazioni inferiori dell’elettrocardiogramma standard è associato ad un aumentato rischio di morte per cause cardiache nei soggetti di media età. ( Xagena2009 )

Tikkanen JT et al, N Engl J Med 2009; 361: 2529-2537


Cardio2009


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