Venclyxto per il trattamento della leucemia linfatica cronica in monoterapia o associato a Obinutuzumab o a Rituximab


Venclyxto ( Venetoclax ) è un medicinale antitumorale usato per il trattamento di adulti con un tumore ematologico noto come leucemia linfatica cronica ( CLL ).
È utilizzato in combinazione con altri medicinali antitumorali o in monoterapia. Venclyxto può essere usato con Obinutuzumab ( Gazyvaro ) nei pazienti con leucemia linfatica cronica non-trattati in precedenza o con Rituximab ( MabThera ) nei pazienti che hanno ricevuto almeno una precedente terapia.
Obinutuzumab e Rituximab sono medicinali per l’immunoterapia.
Inoltre Venclyxto può essere utilizzato in monoterapia in: a) pazienti con particolari mutazioni genetiche ( delezione 17p o mutazione TP53 ) non-idonei alla terapia con inibitori della via del recettore delle cellule B ( Ibrutinib e Idelalisib ) o nei quali questi medicinali hanno cessato di essere efficaci; b) pazienti nei quali tali mutazioni genetiche sono assenti dopo che né la chemioterapia associata all’immunoterapia né la terapia con un inibitore della via del recettore delle cellule B sono state efficaci.

Il medicinale è disponibile in compresse ( 10, 50 e 100 mg ) da assumere per bocca una volta al giorno durante un pasto. Inizialmente si assume una dose di 20 mg al giorno, che viene gradualmente aumentata fino a 400 mg al giorno nell’arco di 5 settimane. La terapia quindi prosegue a tale dose per un periodo la cui durata dipende dal medicinale somministrato in concomitanza.
In monoterapia, Venclyxto è somministrato fino a quando il trattamento continua a essere efficace.
Può essere necessario ridurre la dose oppure sospendere o interrompere il trattamento in presenza di taluni effetti indesiderati.

Il principio attivo di Venclyxto, Venetoclax, si lega a una proteina chiamata Bcl-2. Questa proteina è presente in elevate quantità nelle cellule tumorali della CLL e contribuisce a prolungarne la sopravvivenza nell’organismo rendendole resistenti ai medicinali antitumorali. Legandosi alla Bcl-2 e bloccandone l’azione, Venetoclax provoca la morte delle cellule tumorali, rallentando così la progressione della malattia.

Gli studi hanno mostrato che, in una elevata percentuale di pazienti, le cellule tumorali sono parzialmente o completamente eliminate a seguito del trattamento con Venclyxto in monoterapia.
In uno studio principale su 107 pazienti con leucemia linfatica cronica e delezione 17p precedentemente trattati, il 75% ha evidenziato una risposta parziale o completa a Venclyxto.
In un altro studio su 127 pazienti con o senza delezione 17p o mutazione TP53, il tasso di risposta è stato del 70%. I pazienti di questo secondo studio avevano tutti assunto in precedenza inibitori della via del recettore delle cellule B.
In un terzo studio su 389 pazienti con leucemia CLL già sottoposti ad almeno una precedente terapia, i pazienti trattati con Venclyxto in associazione a Rituximab hanno vissuto più a lungo senza un peggioramento della malattia ( sopravvivenza senza progressione ) rispetto a quelli trattati con Rituximab e Bendamustina.
In un altro studio su 432 pazienti con leucemia CLL non-sottoposti a precedenti terapie, i pazienti trattati con Venclyxto in associazione a Obinutuzumab hanno vissuto più a lungo senza un peggioramento della malattia rispetto ai pazienti trattati con Clorambucile ( un medicinale chemioterapico ) in associazione a Obinutuzumab.

Gli effetti indesiderati più comuni di Venclyxto in monoterapia ( osservati in più di 1 persona su 5 ) sono bassi livelli di neutrofili, diarrea, nausea, anemia, infezione di naso e gola e stanchezza.
Gli effetti indesiderati più comuni di Venclyxto usato in associazione a Obinutuzumab o Rituximab sono bassi livelli di neutrofili, diarrea e infezione di naso e gola.

Gli effetti indesiderati gravi più comuni ( osservati in più di 2 persone su 100 ) in pazienti trattati con Venclyxto in associazione con Obinutuzumab o Rituximab sono infezione polmonare, sepsi, febbre associata a riduzione dei neutrofili e sindrome da lisi tumorale ( una complicazione causata dalla degradazione delle cellule tumorali ).
Quando Venclyxto è usato in monoterapia, gli effetti indesiderati gravi più comuni sono infezione polmonare e febbre associata a riduzione dei neutrofili.

Venclyxto non deve essere usato con medicinali noti come inibitori potenti del CYP3A durante le prime fasi del trattamento né con Erba di S. Giovanni ( un preparato vegetale utilizzato per trattare ansia e depressione ).

L’Agenzia europea per i medicinali EMA ha deciso che i benefici di Venclyxto sono superiori ai rischi. Un’alta percentuale di pazienti risponde a Venclyxto dopo che altri trattamenti sono risultati inefficaci o non-adatti.
Secondo gli studi i pazienti con particolari mutazioni genetiche ( delezione 17p o mutazioni TP53 ), che li rendono non-idonei alla chemioterapia associata all’immunoterapia, evidenziano una risposta positiva a Venclyxto in monoterapia. Un alto tasso di risposta è stato osservato anche nei pazienti che non avevano risposto a precedenti trattamenti con Ibrutinib o Idelalisib.
Usato in associazione con Rituximab, Venclyxto ha prolungato il tempo di vita dei pazienti senza peggioramento della malattia.
Lo studio su pazienti con leucemia linfatica cronica non-trattata in precedenza suggerisce che Venclyxto in associazione con Obinutuzumab è un’opzione terapeutica valida.
L’associazione permette di evitare gli effetti indesiderati dei medicinali chemioterapici.
Per quanto riguarda la sicurezza, gli effetti indesiderati di Venclyxto sono considerati accettabili. Sebbene vi sia il rischio di sindrome da lisi tumorale, una complicazione che si verifica quando le cellule tumorali vengono distrutte troppo rapidamente, tale rischio può essere contenuto tramite misure preventive, come l’aumento graduale della dose o la sua riduzione, se necessario. ( Xagena2020 )

Fonte: EMA, 2020

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