Linfoma di Hodgkin: Brentuximab vedotin, un coniugato anticorpo-farmaco, aggiunto alla chemioterapia AVD in prima linea migliora la sopravvivenza globale


Il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco ( ADC ) Brentuximab vedotin ( Adcetris ) in combinazione con il regime AVD, costituito da Doxorubicina, Vinblastina e Dacarbazina ( A+AVD ) ha dimostrato di ridurre in modo significativo, del 41%, il rischio di decesso rispetto al regime ABVD ( Doxorubicina, Bleomicina, Vinblastina e Dacarbazina ) nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico in stadio III/IV non-trattato in precedenza.
Nel corso del Meeting annuale dell'American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) sono stati presentati i dati di follow-up a 6 anni dello studio ECHELON-1.

Con un follow-up mediano di 73 mesi, sono stati stimati i tassi di sopravvivenza globale ( OS ) a 6 anni del 93.9% nel braccio trattato con Brentuximab vedotin più il regime AVD contro 89.4% nel braccio trattato con il regime standard di confronto ( hazard ratio, HR=0.59; IC 95%: 0.40-0.88; P = 0.009 ).
La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci.

ECHELON-1 è uno studio multicentrico di fase 3 che ha coinvolto 1334 pazienti, assegnati casualmente secondo un rapporto 1:1 al trattamento con il regime A+AVD ( n=664 ) o ABVD ( n=670 ) per via endovenosa nei giorni 1 e 15 ogni 28 giorni, per un massimo di 6 cicli.

La maggior parte dei partecipanti ( 58% ) era di sesso maschile e l'età mediana era di 36 anni ( intervallo: 26-52 ), inoltre, la maggior parte dei pazienti ( 86% ) aveva meno di 60 anni.
Alla diagnosi, la maggioranza dei pazienti presentava una malattia in stadio IV secondo la classificazione di Ann Arbor ( 64% ), un punteggio IPS ( International Prognostic Score ) di 2 o 3 ( 53% ) e aveva una PET-2 negativa ( 87% ).

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza senza progressione ( PFS ) modificata, valutata da un Comitato di revisione indipendente; l'endpoint secondario chiave era la sopravvivenza globale nella popolazione intention-to-treat ( ITT ).

Lo studio aveva già dimostrato di aver raggiunto l'endpoint primario ed evidenziato che il beneficio di sopravvivenza senza progressione della combinazione contenente Brentuximab vedotin si manteneva a lungo termine.

L'attuale analisi ha preso in esame la sopravvivenza libera da progressione a 6 anni, che è stata dell’82.3% nel braccio Brentuximab vedotin più AVD, contro 74.5% nel braccio ABVD ( HR=0.68; IC 95%: 0.53-0.86; P = 0.002 ).

Al momento del cutoff dei dati, si erano verificati 39 decessi nel braccio A+AVD e 64 nel braccio ABVD.

Inoltre, il beneficio di sopravvivenza globale del regime contenente Brentuximab vedotin rispetto al regime ABVD è risultato coerente nei diversi sottogruppi previsti dal protocollo.
Il beneficio di sopravvivenza globale è stato confermato in una analisi multivariata nella quale si è tenuto conto contemporaneamente dei fattori demografici e di quelli legati alla malattia al basale ( HR=0.53; IC 95% 0.34-0.83 ).
I fattori che hanno mostrato una più forte associazione con la sopravvivenza globale sono stati: l'età, la razza non-bianca, il performance status ECOG e lo stato di PET-2.

Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza, e il regime con Brentuximab vedotin ha mostrato un profilo di sicurezza a lungo termine paragonabile a quello del regime ABVD, gestibile e coerente con quello delle analisi precedenti.

I dati relativi alla neuropatia periferica e alle gravidanze sono risultati in linea con quelli già riportati.
L'incidenza di neuropatia periferica a 2 anni è risultata del 67% nel braccio Brentuximab vedotin più la chemioterapia e 43% nel braccio di confronto.
La neuropatia periferica emergente dal trattamento ha continuato a risolversi o a migliorare in entrambi i bracci, e all'ultima valutazione di follow-up l'86% dei casi del braccio A+AVD e l'87% di quelli del braccio ABVD si erano completamente risolti o erano migliorati.
Il tempo mediano di risoluzione della neuropatia è stato rispettivamente di 16 e 10 settimane.
All'ultimo follow-up, i pazienti che presentavano ancora una neuropatia periferica di grado 1 erano pari all’11% nel braccio sperimentale contro il 6% nel braccio di confronto, quelli con una neuropatia periferica di grado 2 rispettivamente il 6% contro il 2%, quelli con una neuropatia periferica di grado 3 rispettivamente il 2%, contro meno dell’1%. Meno dell’1% dei pazienti del braccio sperimentale aveva ancora una neuropatia periferica di grado 4.

Inoltre, nel braccio assegnato alla combinazione con Brentuximab vedotin più pazienti di sesso femminile hanno riportato gravidanze e nascite di neonati vivi rispetto al braccio ABVD: rispettivamente 49 versus 28 e 56 vs 23.
Tra i partner di pazienti maschi sono state riportate 33 gravidanze e 40 nati vivi nel braccio A+AVD contro 33 gravidanze e 36 nati vivi nel braccio ABVD, mentre non sono stati segnalati nati morti in nessuno dei due bracci.

Nel braccio trattato con Brentuximab vedotin sono state riportate meno seconde neoplasie maligne ( 9 neoplasie ematologiche e 14 tumori solidi ) rispetto al braccio di confronto ( 17 neoplasie ematologiche e 14 tumori solidi ).

Meno pazienti sono deceduti a causa del linfoma di Hodgkin e di complicanze correlate alla malattia o al trattamento nel braccio trattato con il regime A + AVD, rispetto al braccio trattato con ABVD: 5.9% vs 9.7%.
Nel braccio sperimentale, 19 pazienti deceduti avevano mostrato una progressione della malattia e 18 erano stati sottoposti a una terapia successiva dopo quella prevista dallo studio, mentre nel braccio di confronto i pazienti deceduti andati in progressione erano 28, e 25 erano stati sottoposti a una terapia successiva ( Brentuximab vedotin in 13 casi ).

Nel braccio trattato con Brentuximab vedotin più la tripletta chemioterapica la percentuale di pazienti che hanno fatto ricorso a una terapia successiva dopo quella in studio è risultata più bassa rispetto al braccio trattato con il regime ABVD: 20% vs 24%.
La terapia successiva comprendeva: Brentuximab vedotin o regimi chemioterapici nel 12% dei pazienti del braccio A+AVD e nel 16% di quelli del braccio ABVD, la radioterapia nell’8% dei pazienti in entrambi i bracci, la chemioradioterapia in meno dell’1% dei pazienti di entrambi i bracci, la chemioterapia ad alte dosi e il trapianto rispettivamente nel 7% e nel 9% dei pazienti, il trapianto allogenico rispettivamente in meno dell’1% dei casi e nel 2%, l’immunoterapia rispettivamente nel 3% e 4% o altro in meno dell’1% dei pazienti del braccio ABVD.

Dallo studio è emerso che il regime Brentuximab vedotin + AVD ha migliorato la sopravvivenza globale, rispetto al regime ABVD.
Inoltre il braccio trattato con Brentuximab vedotin + AVD è risultato associato a un minor numero di secondi tumori maligni rispetto al regime ABVD. ( Xagena2022 )

Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) Annual Meeting, 2022

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