Tukysa a base di Tucatinib per il trattamento del cancro al seno localmente avanzato o metastatico HER2-positivo
Tukysa, il cui principio attivo è Tucatinib, è un medicinale antitumorale usato per il trattamento del cancro della mammella localmente avanzato o metastatico quando è HER2-positivo, ossia quando le cellule tumorali producono sulla propria superficie una proteina ( denominata HER2 ) che stimola la crescita del tumore.
Tukysa è impiegato in associazione ad altri due medicinali, Capecitabina e Trastuzumab, dopo che sono stati provati almeno due altri trattamenti per il cancro HER2-positivo.
Tukysa è somministrato per via orale alla dose raccomandata di 300 mg due volte al giorno. I pazienti vengono anche trattati con Capecitabina e Trastuzumab in determinati giorni di un ciclo di 3 settimane.
Il trattamento può proseguire finché il cancro non peggiora e gli effetti indesiderati rimangono
sopportabili.
In caso di comparsa di determinati effetti indesiderati il medico può raccomandare la riduzione della dose di Tukysa o interrompere il trattamento in modo temporaneo o permanente.
Il principio attivo di Tukysa, Tucatinib, è un tipo di medicinale antitumorale denominato inibitore della tirosin-chinasi: si lega alla proteina HER2 sulle cellule tumorali e in tal modo ne inibisce l’azione. Poiché HER2 aiuta le cellule tumorali a crescere e a dividersi, inibendone l’azione il medicinale contribuisce ad arrestare la crescita di tali cellule e ne causa la morte, controllando la crescita del tumore.
È stato evidenziato che Tukysa migliora il lasso di tempo durante il quale le pazienti con cancro della mammella HER2 positivo in stadio avanzato o metastatico vivono senza peggioramento della malattia.
In uno studio principale in corso su 612 pazienti la cui malattia era peggiorata dopo precedenti
trattamenti o nelle quali altri trattamenti non erano idonei, Tukysa è stato confrontato con placebo in aggiunta ad altri due medicinali antitumorali, Trastuzumab e Capecitabina.
All’analisi dei risultati, il tempo medio durante il quale le pazienti vivono senza peggioramento della
malattia era stato di 7,8 mesi con Tukysa e di 5,6 mesi con placebo. Nel complesso, circa il 41% delle pazienti trattate con Tukysa e il 23% di quelle che avevano assunto placebo hanno mostrato una qualche risposta al trattamento; i due gruppi hanno vissuto in media circa 22 mesi e 17 mesi
rispettivamente. Le risposte a Tukysa sono risultate paragonabili nel sottogruppo di pazienti il cui
cancro si era diffuso al cervello.
Gli effetti indesiderati più comuni di Tukysa ( che possono riguardare più di 1 persona su 10 ) sono
sanguinamento nasale, diarrea, nausea, vomito, stomatite ( infiammazione della bocca ), eruzione
cutanea, artralgia ( dolore articolare ), aumento dei livelli degli enzimi epatici ALT e AST nel sangue e nella bilirubina nonché calo ponderale.
Gli effetti indesiderati gravi più comuni di Tukysa ( che possono riguardare più di 1 persona su 20 ) sono diarrea e aumento di ALT e AST. Anche nausea e vomito possono presentarsi in forma grave.
L’Agenzia europea dei medicinali, EMA, ha osservato che le prove evidenziavano un miglioramento della sopravvivenza con Tukysa in un gruppo di pazienti che avevano scarse opzioni terapeutiche alternative. Gli effetti indesiderati segnalati sono stati considerati gestibili e perlopiù correlati a problemi a livello intestinale. Pertanto, l’Agenzia ha deciso che i benefici di Tukysa sono superiori ai rischi. ( Xagena2020 )
Fonte: EMA, 2020
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