Miglioramento della sopravvivenza globale con Dacomitinib versus Gefitinib nei pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule avanzato e mutazioni EGFR-attivanti


ARCHER 1050, uno studio randomizzato in aperto di fase III con Dacomitinib ( Vizimpro ) versus Gefitinib ( Iressa ) nei pazienti naive-al-trattamento con cancro polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) avanzato e mutazioni EGFR-attivanti, ha riportato un miglioramento significativo nella sopravvivenza libera da progressione con Dacomitinib.

E' stata presentata l'analisi della sopravvivenza globale ( OS ) per la popolazione intention-to-treat.

Pazienti di età pari o superiore a 18 anni ( 20 o più anni in Giappone e Corea ) che presentavano un ECOG performance status di 0 o 1 e tumore NSCLC di nuova diagnosi con mutazioni attivanti in EGFR ( delezione nell'esone 19 o sostituzione L858R nell'esone 21 ) sono stati arruolati e assegnati casualmente a Dacomitinib ( n=227 ) o a Gefitinib ( n=225 ).

L'assegnazione casuale è stata stratificata per provenienza ( giapponese, cinese, altre popolazioni dell'Asia orientale, o popolazione non-asiatica ) e tipo di mutazione nel gene EGFR.

L'analisi finale della sopravvivenza globale è stata condotta con cutoff dei dati nel 2017; a quell’epoca erano stati osservati 220 decessi ( 48.7% ).

Durante un periodo di follow-up mediano di 31.3 mesi, si sono verificati 103 ( 45.4% ) e 117 decessi ( 52.0% ) rispettivamente nei bracci Dacomitinib e Gefitinib.

L’hazard ratio ( HR ) stimato per la sopravvivenza globale è stato di 0.760 ( P=0.444 ). La sopravvivenza globale mediana è stata di 34.1 mesi con Dacomitinib rispetto a 26.8 mesi con Gefitinib.

Le probabilità di sopravvivenza globale a 30 mesi sono state rispettivamente del 56.2% e del 46.3% con Dacomitinib e Gefitinib.

Le analisi preliminari dei sottogruppi per sopravvivenza globale fondate su caratteristiche di base sono state coerenti con l'analisi della sopravvivenza globale primaria.

In conclusione, nei pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule avanzato e mutazioni EGFR-attivanti, Dacomitinib è il primo inibitore della tirosin-chinasi ( TKI ) del recettore del fattore di crescita dell'epidermide ( EGFR ) di seconda generazione a mostrare un miglioramento significativo nella sopravvivenza globale in uno studio randomizzato di fase III con un confronto con un inibitore tirosin-chinasico standard di cura.
Dacomitinib può essere considerato una delle opzioni di trattamento standard per questi pazienti. ( Xagena2018 )

Mok TS et al, J Clin Oncol 2018; 36: 2244-2250

Onco2018 Pneumo2018 Farma2018


Indietro

Altri articoli



E' stata riportata l'efficacia sul sistema nervoso centrale ( SNC ) di Osimertinib ( Tagrisso ) più chemioterapia di prima...



Nel trattamento del tumore polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) con una mutazione driver, il ruolo dell’anticorpo anti-PD-L1 dopo l’inibitore...


Sunvozertinib è un inibitore orale, irreversibile e selettivo della tirosina chinasi che presenta un profilo di sicurezza favorevole e un'attività...


Patritumab deruxtecan, o HER3-DXd, è un coniugato anticorpo-farmaco costituito da un anticorpo monoclonale completamente umano diretto al recettore 3 del...


Lo studio di fase II HERTHENA-Lung01 ha mostrato che il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco Patritumab deruxtecan ( HER3-DXd...


Tra i pazienti con tumore polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) resecato, con mutazione del recettore del fattore di crescita...


Le attuali terapie di terza linea per i pazienti con tumore del colon-retto metastatico ( MCRC ) hanno un'efficacia limitata....