La fibrillazione atriale accelera l’atrofia cerebrale
La fibrillazione atriale nella popolazione generale anziana è risultata indipendentemente associata a perdite accelerate di volume del cervello e della funzione cognitiva in un importante studio longitudinale.
Queste sono le conclusioni dello studio basato sulla popolazione AGES-Reykjavik ( Age, Gene/Environment Susceptibility–Reykjavik Study ) che potrebbero cambiare la gestione della fibrillazione atriale.
Questi dati sono a favore del ripristino del ritmo sinusale anzichè del controllo della frequenza nella fibrillazione atriale.
Ci sono anche altri studi, studi post-ablazione, che hanno mostrato che la procedura di ablazione in grado di ripristinare il ritmo sinusale ritarda l'insorgenza di disfunzione cognitiva.
Lo studio AGES-Reykjavik è un Progetto in corso che ha come obiettivo quello di indagare i fattori genetici e ambientali che contribuiscono alle malattie cliniche e subcliniche in individui anziani.
Già una precedente relazione dello studio AGES-Reykjavik aveva concluso che la fibrillazione atriale era associata a un più piccolo volume cerebrale e diminuite prestazioni cognitive indipendentemente dagli infarti cerebrali.
I deficit osservati erano più piccoli nei soggetti senza storia di fibrillazione atriale, più grandi in quelli con fibrillazione atriale parossistica, e più grandi ancora tra i partecipanti con fibrillazione atriale persistente / permanente ( Stroke 2013 ).
Tuttavia, questa era un analisi trasversale, che per definizione non consente di trarre conclusioni in materia di causa ed effetto.
I nuovi dati si basano su un follow-up longitudinale medio di 5.2 anni. Lo studio ha incluso 2.472 anziani non-dementi con un'età media al basale di 76 anni, sottoposti a risonanza magnetica del cervello e test strutturato di funzione cognitiva, con le valutazioni ripetute circa 5 anni dopo.
Un totale di 121 soggetti presentava fibrillazione atriale confermata all’ECG ( elettrocardiografia ) o una storia di fibrillazione atriale al momento dell'arruolamento.
Altri 132 hanno sviluppato fibrillazione atriale di nuova insorgenza durante il periodo di follow-up.
Durante il periodo di follow-up, i soggetti liberi da fibrillazione atriale hanno presentato una riduzione media dell’1.8% nel volume della materia grigia, rispetto a una diminuzione del 2.7% nei soggetti con fibrillazione atriale prevalente e una riduzione del 3.88% in quelli con fibrillazione atriale incidente.
Tutte le differenze sono risultate statisticamente significative.
La perdita, nel tempo, di volume della materia bianca ha seguito un andamento simile: perdita media del 5.35% nel gruppo senza fibrillazione atriale, rispetto alla perdita del 5.5% in quelli con fibrillazione atriale prevalente e una diminuzione del 6.56% negli individui con fibrillazione atriale incidente.
Il volume delle lesioni della materia bianca è aumentato del 31.6% nel gruppo anziani senza fibrillazione atriale, del 26,9% in quelli con fibrillazione atriale prevalente, e del 43.5% nei soggetti con fibrillazione atriale di nuova insorgenza durante il follow-up.
Per quanto riguarda i risultati dei test di funzione cognitiva, una misura composita di velocità di elaborazione è diminuita nel tempo del 10% nel gruppo senza fibrillazione atriale, del 12.7% nel gruppo fibrillazione atriale prevalente, e del 13.9% in quelli con fibrillazione atriale incidente.
Tutte le differenze erano statisticamente significative.
Il tasso di declino della funzione esecutiva è stata dell'8% nei soggetti senza fibrillazione atriale, 10.2% con fibrillazione atriale prevalente, e 11.8% con fibrillazione atriale incidente.
Allo stesso modo, i punteggi ai test di memoria sono diminuiti del 9.3% nel gruppo senza fibrillazione atriale, 9.9% con fibrillazione atriale prevalente, e 11.9% con fibrillazione atriale incidente.
Il meccanismo mediante il quale la fibrillazione atriale accelera l'invecchiamento cerebrale è sconosciuto. Potrebbe essere multifattoriale ( alterata regolazione autonomica del flusso di sangue, microemboli che causano atrofia cerebrale, e quasi sicuramente la diminuzione del flusso ematico cerebrale indotta dalla fibrillazione atriale.
I dati di flusso sanguigno cerebrale ottenuti attraverso la risonanza magnetica a contrasto di fase su 2.125 partecipanti allo studio hanno mostrato che: le persone senza storia di fibrillazione atriale in media avevano un flusso ematico cerebrale totale di 540 ml/min; i soggetti con una storia di fibrillazione atriale che erano in ritmo sinusale al momento della scansione cerebrale presentavano una media di 520 ml/min; i soggetti in fibrillazione atriale avevano in media meno di 480 ml/min.
Al contrario, i 10 pazienti rimasti in fibrillazione atriale nonostante il tentativo di cardioversione non hanno mostrato alcun miglioramento in nessuno di questi tre endpoint nell’arco di 10 settimane. ( Xagena2015 )
Fonte: Annual Congress of European Society of Cardiology ( ESC ), 2015
Cardio2015 Neuro2015
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