Distrofia muscolare: un nuovo approccio basato sulla correzione dell’RNA messaggero


Una nuova strategia di terapia genica attenua la distrofia muscolare in un modello animale.

Irene Bozzoni, dell’Università La Sapienza di Roma, ha pubblicato su PNAS ( Proceedings of the National Academy of Sciences ) un risultato molto promettente: il difetto genetico che causa la distrofia muscolare di Duchenne può essere corretto nel modello di laboratorio ottenendo nei topi il recupero, almeno in parte, della forza muscolare e della capacità di correre meglio e più a lungo.

L’idea è innovativa nella sua semplicità: aggiustare a volte è più semplice che sostituire. Nel caso specifico il gene della distrofina, quello alterato nelle persone affette da distrofia muscolare di Duchenne, è troppo grande per poter reintrodurre in maniera efficiente la sua versione normale nelle cellule muscolari malate. Quindi i Ricercatori hanno applicato una nuova tecnica da loro messa a punto, nota con il nome di exon skipping, che fa sì che, nonostante la mutazione, il gene difettoso sia in grado di produrre la proteina distrofina in modo quasi normale, soprattutto dal punto di vista funzionale.

L’informazione contenuta nel DNA è copiata nell’RNA messaggero, che a sua volta funge da stampo per la produzione delle proteine. Nel caso di mutazioni Duchenne, è stato possibile modificare proprio l’RNA messaggero per la distrofina, rimuovendo la regione contenente la mutazione e rendendolo capace di produrre una proteina un pò più corta ma ancora funzionante.

La riparazione avviene ad opera di un virus reso inoffensivo e in grado di trasmettere alle cellule malate la capacità di saltare la mutazione nel processo di sintesi della distrofina.
Questi virus sono stati iniettati nei topi distrofici direttamente nel muscolo malato o in vena, in modo che raggiungessero tutto l’organismo - cosa che si è puntualmente verificata -, arrivando anche al cuore e al diaframma, muscoli particolarmente colpiti nella Duchenne.

L’analisi compiuta nell’arco di sei mesi dall’iniezione ha permesso di dimostrare che i muscoli trattati migliorano sia in termini di forza della contrazione che in termini di integrità.
Una singola iniezione il trattamento conferisce all’animale notevoli miglioramenti delle prestazioni muscolari ma anche un beneficio a lungo termine.

Questi risultati sono molto promettenti; ciononostante, prima di pensare ad un trasferimento all’uomo dovranno essere verificati la tossicità del trattamento ed eventuali effetti collaterali. Solo dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei vantaggi si potrà decidere un possibile intervento terapeutico nell’uomo ha concluso Irene Bozzoni. ( Xagena2006 )

Fonte: Telethon, 2006


Neuro2006



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