Associazione tra emorragia perioperatoria maggiore e ictus o infarto del miocardio di tipo Q


L’emorragia è associata a complicanze ischemiche nei pazienti cardiopatici.
La natura di questo rapporto nei pazienti chirurgici è sconosciuta.

È stata esaminata l'associazione tra emorragia perioperatoria maggiore e ictus o infarto del miocardio tra gli adulti che hanno subito un intervento chirurgico nel periodo 2005-2009 presso i Centri che partecipano al National Surgical Quality Improvement Program ( NSQIP ).
Sono stati esclusi i pazienti che hanno subito operazioni impreviste, correlate a trauma, trapianto, interventi a livello cardiaco o neurologico.

La emorragia maggiore è stata definita come sanguinamento che richiede trasfusione di più di 4 U di globuli rossi o sangue intero.
L’ictus è stato definito come disfunzione cerebrale focale della durata di 24 ore o più con una causa vascolare.
Una diagnosi di infarto miocardico ha richiesto la presenza di nuove onde Q all’elettrocardiogramma ( ECG ).

Gli esiti sono stati valutati dall’intervento chirurgico a 30 giorni dopo. Tra i 651.775 pazienti sottoposti a intervento chirurgico, 5.233 (0.80%) sono andati incontro a emorragia maggiore, 1.575 ( 0.24% ) hanno sviluppato infarto del miocardio Q e 1.321 (0.20%) hanno avuto un ictus.

All’analisi di rischio proporzionale di Cox, l’emorragia è risultata indipendentemente associata a successivo ictus ( hazard ratio, HR=2.5 ) e infarto miocardico Q ( HR=2.7 ).

I termini di interazione non hanno evidenziato variazioni significative tra queste associazioni per età, sesso, o tipo di intervento chirurgico.

In conclusione, la emorragia perioperatoria maggiore è associata con successivo ictus e infarto miocardico nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico non-cardiaco e non-neurologico.
Ciò indica la necessità di studi randomizzati per guidare l'uso perioperatorio di farmaci antiaggreganti piastrinici, che influenzano il rischio sia di sanguinamenti che di eventi vascolari. ( Xagena2012 )

Kamel H et al, Circulation 2012; 126: 207-212

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