L’ictus emorragico è associato a una più alta mortalità rispetto all’ictus ischemico


I pazienti con ictus emorragico e ictus ischemico sono stati confrontati per quanto riguarda la gravità, la mortalità e i fattori di rischio cardiovascolare.

I dati sono stati ottenuti da un Registro iniziato nel 2001, con la finalità di classificare tutti i pazienti con ictus ricoverati in Danimarca.
Attualmente contiene informazioni su 39.484 pazienti.

I pazienti sono stati seguiti dal ricovero fino alla morte o al termine dello studio nel 2007.

Tra i pazienti, 3.993 ( 10.1% ) avevano avuto ictus emorragico.
La gravità dell'ictus è risultata quasi linearmente correlata alla probabilità di avere ictus emorragico ( 2% nei pazienti con ictus più lieve e 30% in quelli con ictus più grave ).
I fattori che hanno favorito l’insorgenza di ictus rispetto all’ictus emorragico sono stati diabete, fibrillazione atriale, infarto miocardico, precedente ictus, e claudicazione intermittente arteriosa. Il fumo e il consumo di alcol hanno favorito l’ictus emorragico, mentre l'età, il sesso, e l’ipertensione non hanno predetto nessun particolare tipo di ictus.

Rispetto all’ictus ischemico, l’ictus emorragico è stato associato a un più alto rischio di mortalità totale ( HR=1,564 ). L'aumento del rischio è stato, comunque, dipendente dal tempo; inizialmente, il rischio era 4 volte maggiore, dopo 1 settimana 2.5 volte, e dopo 3 settimane è stato 1.5 volte più elevato. Dopo tre mesi il tipo di ictus non era più correlato alla mortalità.

In conclusione, l’ictus è in genere più grave quando è emorragico. Entro i primi 3 mesi dopo l'ictus, l’ictus emorragico è associato a un notevole aumento della mortalità. ( Xagena2009 )

Andersen KK et al, Stroke 2009; 40: 2068-2072


Neuro2009


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