Relazione tra CRP e mortalità nel lungo periodo dopo ictus ischemico acuto
I biomarker infiammatori predicono lo sviluppo di eventi aterotrombotici.
Ricercatori dell’University of Leeds in Gran Bretagna hanno esaminato la relazione tra proteina C-reattiva, complemento C3, e mortalità nel lungo periodo dopo ictus ischemico acuto.
I livelli di CRP e C3 sono stati analizzati mediante test ELISA in 394 soggetti con ictus ischemico acuto, che erano sopravvissuti più di 30 gironi.
Il periodo osservazionale mediano è stato di 7.4 anni.
Il valore della proteina C-reattiva era più alto tra i pazienti che sono morti ( 10.8 mg/L ), rispetto a coloro che sono sopravvissuti ( 3.8 mg/L ), mentre il complemento C3 era simile in entrambi i gruppi.
CRP è rimasto predittivo della mortalità dopo aggiustamento per fattori di rischio clinici e demografici ( hazard ratio aggiustato per i pazienti con CRP nel più alto quartine verso il più basso: 2.0 ).
Tuttavia, dopo ulteriore aggiustamento per beta-tromboglobulina o per il fattore di von Willebrand, CRP non era più un predittore indipendente di mortalità.
I dati dello studio stanno ad indicare che la relazione tra CRP e mortalità postictale può in parte riflettere la disfunzione delal cellula endoteliale, indotta dall’infiammazione, e l’attivazione piastrinica. ( Xagena2009 )
Shantikumar S et al, Stroke 2009; Epub ahead of print
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