L'aggiunta di Bevacizumab a Osimertinib non ha prolungato la sopravvivenza nel tumore al polmone non-a-piccole cellule con mutazione EGFR T790M


Uno studio di fase 2 ha mostrato che l'aggiunta di Bevacizumab ( Avastin ) a Osimertinib ( Tagrisso ) non ha prodotto un prolungamento della sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) rispetto a Osimertinib da solo nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) con mutazione EGFR T790M precedentemente trattato.

Sebbene sia noto che Osimertinib prolunga la sopravvivenza libera da progressione in modo migliore rispetto alla chemioterapia citotossica nei pazienti con tumore NSCLC con mutazione in EGFR, il tempo mediano alla progressione è di 10-13 mesi.
E' stato ipotizzato che l'aggiunta di un agente anti-VEGF ( fattore di crescita dell'endotelio vascolare ) a Osimertinib avrebbe portato a una sinergia basata sull'attività osservata nei modelli preclinici.

Lo studio 8715L ha riguardato 87 pazienti in Giappone, 6 dei quali facevano parte di un lead-in di sicurezza.
C'erano 81 pazienti nella porzione di fase 2 che sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Bevacizumab più Osimertinib oppure solo Osimertinib.

L'endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione; gli endpoint secondari comprendevano il tasso di risposta globale ( ORR ), il tempo al fallimento del trattamento ( TTF ), la sopravvivenza globale ( OS ) e la sicurezza.

Nella porzione di fase 2, l'età mediana al basale era di 70 anni e 68 anni rispettivamente nel braccio Osimertinib in monoterapia e in quello combinato.
Il 41% dei pazienti che hanno ricevuto Osimertinib in monoterapia era di sesso maschile; questo numero era del 40% nel gruppo terapia combinata.
Nel braccio di controllo, la maggior parte dei pazienti era costituita da fumatori o ex-fumatori ( 51% ); nel braccio sperimentale, il 48% dei pazienti aveva una storia di fumo.

La maggior parte dei pazienti aveva una malattia in stadio IV e tutti avevano ricevuto un precedente inibitore della tirosin chinasi di EGFR.
Tutti i pazienti presentavano anche la mutazione T790M di EGFR e la maggior parte presentava anche una delezione dell'esone 19 ( braccio monoterapia, 68%; braccio combinazione, 55% ).
Il 32% e il 45% dei pazienti nel gruppo controllo e in quello sperimentale presentava rispettivamente una mutazione dell'esone 21 L858R.

Sebbene la combinazione di Bevacizumab e Osimertinib abbia portato a un tasso di risposta globale del 71.8% versus 55.0% con Osimertinib da solo, ciò non si è tradotto in un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione.
La sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 9.4 mesi con la combinazione rispetto a 13.5 mesi con il solo Osimertinib ( hazard ratio aggiustato, aHR=1.44; IC 80%, 1.00-2.08; P = 0.20 ).

Le analisi dei sottogruppi non hanno identificato un gruppo in cui la combinazione ha dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza senza progressione.
Il tempo al fallimento del trattamento era di 8.4 mesi e 11.2 mesi rispettivamente nel braccio combinazione e nel braccio solo Osimertinib ( aHR=1.54; IC 95%, 0.90-2.69; P = 0.12 ).

Anche la sopravvivenza globale è risultata simile tra i bracci. Nel gruppo combinato, la sopravvivenza mediana globale non è stata raggiunta contro i 22.1 mesi nel gruppo Osimertinib ( aHR=1.02; IC 95%, 0.43-2.44; P = 0.96 ).

Bevacizumab più Osimertinib è risultato ben tollerato, con la maggior parte degli eventi avversi classificati di grado 1 o 2.
Gli eventi avversi che si sono verificati più frequentemente con la combinazione rispetto a Osimertinib in monoterapia sono stati proteinuria e ipertensione.
Gli eventi avversi ematologici e dermatologici erano simili tra i bracci e non ci sono stati casi di grave sanguinamento o embolia con Bevacizumab.

Dallo studio è emerso che, sebbene il tasso di risposta obiettiva fosse leggermente migliore nel braccio combinato, non sono stati dimostrati vantaggi nella sopravvivenza senza progressione e nelal sopravvivenza globale.
Tuttavia, questo singolo studio potrebbe non essere conclusivo a causa del piccolo numero di pazienti. ( Xagena2021 )

Fonte: JAMA Oncology, 2021

Pneumo2021 Onco2021 Farma2021



Indietro

Altri articoli




I cambiamenti radiografici potrebbero non catturare completamente gli effetti del trattamento degli inibitori del checkpoint immunitario ( ICI ). Sono state...


Attualmente non esiste una terapia standard per migliorare l'anoressia correlata al tumore, che ostacola la sopravvivenza. La Mirtazapina ( Remeron...


La progressione intratoracica rimane il modello predominante di fallimento nei pazienti trattati con chemioradioterapia concomitante seguita da un inibitore del...


La combinazione di un anticorpo contro PD-1 o il suo ligando ( PD-L1 ) con la chemioterapia è il trattamento...


E' stata riportata l'efficacia sul sistema nervoso centrale ( SNC ) di Osimertinib ( Tagrisso ) più chemioterapia di prima...


Nel trattamento del tumore polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) con una mutazione driver, il ruolo dell’anticorpo anti-PD-L1 dopo l’inibitore...


Lo studio di fase 2 TRUST-I ha mostrato risposte durature nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC )...