Anemia associata a mortalità nei pazienti con infarto miocardico acuto sottoposti a intervento PCI


Il significato dell’anemia nei pazienti con infarto miocardico acuto, sottoposti a intervento coronarico percutaneo ( PCI ) rimane controverso.

Uno studio ha valutato l’effetto dell’anemia sulla prognosi nel breve e nel lungo periodo tra 1.497 pazienti consecutivi con infarto miocardico acuto ( IMA ), che sono stati trattati con PCI.

L’anemia è stata definita, utilizzando i criteri dell’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) ( livello di emoglobina inferiore a 13 g/dl per gli uomini e inferiore a 12 g/dl per le donne ).

La popolazione dello studio è stata divisa in due gruppi principali: pazienti con anemia ( n=248; 16.6% ) e pazienti senza anemia ( n=1.249; 83.4% ). Inoltre sono stati individuati 6 sottogruppi: diabete mellito, alterata funzione renale, età maggiore di 70 anni, disfunzione ventricolare sinistra, incompleta rivascolarizzazione, e malattia multivasale ).

Un’analisi comparativa è stata effettuata tra i gruppi entro l’intera popolazione e entro particolari sottogruppi.
Sono stati riscontrati tassi di mortalità significativamente più elevati a 30 giorni ( 13.2% vs 7.3% ) a 1 anno ( 20.5% vs 11.3% ), e totale ( 24.1% vs 12.7%; tutti p inferiore a 0.05 ) nel gruppo dei pazienti anemici.

L’analisi multivariata ha identificato l’anemia come un predittore indipendente di mortalità per qualsiasi causa nell’intera popolazione durante il periodo di osservazione ( hazard ratio aggiustato per le covariate, HR=1.46; p inferiore a 0.05 ).

L’anemia era significativamente associata ad eccessiva mortalità nel lungo periodo nel gruppo di pazienti con malattia multivasale ( HR aggiustato=1.54 ) e nel gruppo con rivascolarizzazione incompleta ( HR=1.67 ) ( entrambi p inferiore a 0.05 ).

In conclusione, l’anemia al momento del ricovero nei pazienti on IMA, trattati nella fase acuta con intervento coronarico percutaneo era indipendentemente associata ad aumento della mortalità nel breve e nel lungo periodo, soprattutto nei sottogruppi con incompleta rivascolarizzazione e malattia multivasale. ( Xagena2010 )

Kurek T et al, Am J Cardiol 2010; 105; 611-618



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