Risultati promettenti per Nilotinib, un farmaco impiegato in OncoEmatologia, nella demenza associata a malattia di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy


Nilotinib ( Tasigna ), un inibitore della tirosin-chinasi, approvato per la leucemia mieloide cronica positiva per il cromosoma Philadelfia ( Ph+ ), ha mostrato risultati promettenti nei pazienti con malattia di Parkinson con demenza e con demenza a corpi di Lewy.

In uno studio di fase 1, in aperto, Nilotinib, somministrato a dosi nettamente inferiori a quelle utilizzate per la leucemia mieloide cronica, ha portato a cambiamenti statisticamente significativi in rilevanti biomarcatori di neurodegenerazione nel liquido cerebrospinale.

Il farmaco ha anche prodotto un netto miglioramento della funzione cognitiva e della funzione motoria in 11 di 12 pazienti che hanno completato lo studio di 6 mesi, con 10 pazienti che hanno riportato miglioramenti clinici significativi.

E’ la prima volta che una terapia sembra invertire, in misura maggiore o minore a seconda della fase della malattia, la funzione cognitiva e il declino motorio in pazienti con queste patologie neurodegenerative.

I 12 pazienti che hanno preso parte allo studio avevano Parkinson in fase avanzata, malattia di Parkinson con demenza, e demenza a corpi di Lewy e nessun prolungamento dell'intervallo QT corretto, mielosoppressione, o altre condizioni mediche.

I pazienti sono stati trattati con Nilotinib a partire da 150 mg/die con aumenti fino a 300 mg/die per 6 mesi.
Nei pazienti con leucemia mieloide cronica, Nilotinib viene invece somministrato alla dose di 800-1200 mg/die.

Alcuni pazienti hanno visto un miglioramento marcato dei sintomi; un individuo che era in sedia a rotelle è stato in grado di camminare di nuovo, e gli altri tre che non potevano parlare sono stati in grado di tenere conversazioni.
I pazienti con malattia in stadio precoce hanno risposto in modo migliore al trattamento, così come quelli con diagnosi di demenza con corpi di Lewy.

Il trattamento con Nilotinib ha prodotto anche un calo significativo di diversi biomarcatori di neurodegenerazione nel liquido cerebrospinale, tra cui tau, p-tau, alfa-sinucleina, e beta-amiloide, indicando una clearance di proteine tossiche a livello cerebrale.
Nilotinib ha anche aumentato le concentrazioni di diversi biomarcatori di neuro ricostruzione nel liquido cerebrospinale.

Nilotinib penetra nel cervello e attiva l'autofagia, che conduce alla degradazione delle proteine intracellulari che si ritiene siano le principali cause di neurodegenerazione, ma anche della placca beta-amiloide, che è extracellulare.

Nilotinib ha buona penetrazione nel liquido cerebrospinale ( da 0.5% a 1.5% ), che è superiore alla penetrazione riscontrata con i farmaci dopaminergici.
E’ stato osservato un aumento del neurotrasmettitore dopamina durante il trattamento con Nilotinib; ciò ha comportato una riduzione dei dosaggi della Levodopa e dei farmaci dopaminoagonisti, e in alcuni casi la loro interruzione.

La sospensione della somministrazione di Nilotinib ha portato a declino cognitivo e motorio, nonostante il riavvio della terapia con Levodopa.

I ricercatori hanno esortato ad essere cauti nell'interpretare i risultati di questo studio di fase 1 perché era stato progettato per valutare solamente la sicurezza di Nilotinib, non l'efficacia; inoltre lo studio è privo di un gruppo di controllo. ( Xagena2015 )

Fonte: Society for Neuroscience ( SfN ) - Annual Meeting, 2015

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