Il ruolo del Sunitinib e del Sorafenib nel trattamento del carcinoma a cellule renali metastatico


E’ stata compiuta una revisione riguardo al ruolo del Sunitinib ( Sutent ) e del Sorafenib ( Nexavar ) nel trattamento del carcinoma a cellule renali metastatico.

Il Sunitinib è un inibitore dei recettori del fattore di crescita endoteliale vascolare ( VEGF ), come il recettore tirosinchinasico FLT3, il c-KIT, ed il fattore di crescita derivante dalle piastrine ( PDGF ). Questa azione inibitoria è responsabile della diretta attività antitumorale ed antiangiogenica del farmaco.
Sunitinib è attualmente approvato come trattamento di seconda linea nei pazienti con tumore a cellule renali metastatico, che non hanno risposto o non sono idonei alla somministrazione di interleuchina-2.
Studi clinici con Sunitinib hanno dimostrato percentuali simili di risposta parziale, stabilizzazione della malattia e sopravvivenza libera da progressione.

Sorafenib inibisce, in vitro, i recettori di VEGF, PDGF, FLT-3, RAF-1 e BRAF; è in grado di prevenire la crescita dei tumori ma non di ridurne le dimensioni.
Sorafenib ha mostrato di migliorare la sopravvivenza in uno studio di fase II ed in uno studio di fase III controllato con placebo.

Nessuno studio ha confrontato direttamente l’efficacia del Sunitinib con quella del Sorafenib nel trattamento del tumore a cellule renali in fase avanzata.

Il Sunitinib ed il Sorafenib presentano un meccanismo d’azione simile ed hanno come target tumorale principale l’angiogenesi, inibendo una grande varietà di tirosin chinasi; i due farmaci presentano una simile tossicità, ad eccezione dell’aumentato rischio di ipertensione associato al Sorafenib.

Il Sorafenib non provoca una riduzione della massa tumorale, a differenza del Sunitinib, che la riduce in modo significativo.

Secondo gli Autori, gli inibitori della tirosin-chinasi Sorafenib e Sunitinib offrono dei miglioramenti terapeutici per i pazienti affetti da carcinoma a cellule renali metastatizzato, ma sono ben lontani dal rappresentare una cura.
Nonostante l’introduzione di Sorafenib e Sunitinib, le cure palliative rappresentano ancora un’opzione terapeutica accettabile per il tumore a cellule renali metastatizzato a causa della prognosi estremamente sfavorevole della malattia. ( Xagena2008 )

Hiles JJ, Kolesar JM, Am J Health Syst Pharm 2008; 65:123-131


Farma2008 Nefro2008 Onco2008


Indietro

Altri articoli

Uno studio di fase 3 in aperto, multicentrico, randomizzato ha dimostrato che il mantenimento con Sorafenib ( Nexavar ) dopo...


È stato dimostrato che l’immunoterapia con inibitori del checkpoint immunitario combinati con un inibitore della tirosina-chinasi ( TKI ) anti-angiogenico...


L'inibitore multichinasi Sorafenib ( Nexavar ) migliora la sopravvivenza libera da eventi ( EFS ) se utilizzato negli adulti con...


Nello studio CheckMate 040 di fase 1-2, Nivolumab ( Opdivo ) in monoterapia ha mostrato risposte durature, sicurezza gestibile e...


Cabozantinib ( Cabometyx ) ha mostrato attività clinica in combinazione con inibitori del checkpoint nei tumori solidi. Lo studio COSMIC-312...


La chemioterapia per infusione arteriosa epatica interventistica di Fluorouracile, Leucovorina e Oxaliplatino ( HAIC-FO ) ha mostrato un profilo di...


È importante comprendere l'esperienza dei pazienti riguardo al trattamento del cancro. Sono stati valutati gli esiti riportati dai pazienti (...


Donafenib, un nuovo inibitore multichinasico e un derivato deuterato del Sorafenib ( Nexavar ), ha mostrato efficacia negli studi di...


La Cina ha un alto carico di carcinoma epatocellulare e l'infezione da virus dell'epatite B ( HBV ) è il...


Il carcinoma epatocellulare è la terza causa di morte per cancro nel mondo. La conservazione della qualità di vita correlata...