Sorafenib in associazione a chemioterapia: efficacia nel tumore alla mammella triplo negativo in fase avanzata


Sorafenib ( Nexavar ) ha dimostrato di essere attivo quando somministrato in combinazione con chemioterapici, in un sottogruppo di pazienti con tumore alla mammella triplo negativo.
Il rischio di progressione della malattia o di mortalità si è ridotto dopo la somministrazione di Sorafenib come adiuvante, rispetto al placebo.

Il carcinoma al seno triplo negativo è un sottotipo rapidamente progressivo della malattia neoplastica mammaria.

Uno studio ha cercato di stabilire se questo tipo di tumore fosse sensibile all’approccio antiangiogenico; sono stati presi in esame i risultati di studi clinici con Sorafenib in terapia adiuvante.
Due studi, SOLTI-0701 e NU07B1, hanno valutato l’attività di Sorafenib in combinazione con la chemioterapia nel tumore alla mammella in fase avanzata con negatività per HER2.
Un terzo studio, AC01B07, ha esaminato l’aggiunta di Sorafenib alla chemioterapia in pazienti pre-trattati con Bevacizumab ( Avastin ).
Tutti e tre gli studi facevano parte del Programma di sviluppo clinico TIES ( Trials to Investigate the Effects of Sorafenib in Breast Cancer ).

Un totale di 53 pazienti con carcinoma mammario triplo negativo ha preso parte allo studio SOLTI-0701; di queste 20 sono state assegnate a trattamento con Sorafenib e 33 al gruppo placebo.
Tutte le pezienti hanno ricevuto Capecitabina ( Xeloda ).
Nello studio NU07B1, a 48 donne è stato somministrato Sorafenib più Paclitaxel ( Taxol ), mentre 46 donne sono state trattatte con placebo più Paclitaxel.
Nello studio AC01B07, 23 pazienti hanno ricevuto Sorafenib più Capecitabina o Gemcitabina ( Gemzar ), a discrezione del medico, e 27 pazienti sono state trattate con placebo più Capecitabina o Gemcitabina.

Sorafenib in combinazione con Capecitabina ha prodotto una riduzione del 40% del rischio di progressione della malattia o di mortalità ( hazard ratio, HR=0.60 ), rispetto al placebo, mentre Sorafenib associato a Capecitabina o a Gemcitabina ha prodotto una riduzione del 43% ( HR=0.57 ) versus placebo.
Una riduzione del 14% è stata osservata con la combinazione Sorafenib e Paclitaxel ( HR=0.86 ).

Il trattamento con Sorafenib ha prodotto uan riduzione della progressione della malattia: 25% versus 30.3% delle pazienti trattate con Capecitabina più Sorafenib o placebo, rispettivamente.
La progressione della malattia è stata riscontrata nel 17.4% versus 37% delle pazienti trattate con Paclitaxel più Sorafenib o placebo, rispettivamente.
Nello studio AC01B07, il 6.3% versus il 3.7% delle pazienti è andata incontro a progressione della malattia dopo trattamento con Capecitabina o Gemcitabina più Sorafenib o placebo, rispettivamente.

Sorafenib è risultato ben tollerato. La più comune tossicità di grado 3/4 è stata la sindrome mano-piede ( nota anche come reazione cutanea mano-piede o eritrodisestesia palmo-plantare ), caratterizzata da arrossamento della cute della pianta del piede e del palmo delle mani.

Dallo studio è emerso che l’associazione Sorafenib e chemioterapia è risultata attiva nei pazienti con tumore alla mammella triplo negativo in fase avanzata, ed è in grado di migliorare la sopravvivenza libera da progressione. ( Xagena2011 )

Fonte: IMPAKT Breast Cancer Conference, 2011


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