Impianto di defibrillatore cardioverter impiantabile prima del decesso


Diversi studi hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza con la terapia mediante defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ).
La causa e la natura della morte nella popolazione con defibrillatore cardioverter impiantabile non sono state sufficientemente analizzate.

Uno studio prospettico ha esaminato gli elettrogrammi intracardiaci in 125 pazienti deceduti che avevano un defibrillatore cardioverter impiantabile, per valutare l'incidenza di tachiaritmie ventricolari, il verificarsi di shock e l'eventuale malfunzionamento del dispositivo.

La tachiaritmia ventricolare si è verificata nel 35% dei pazienti nelle ultime ore della loro vita; il 24% ha avuto una tempesta aritmica e il 31% ha ricevuto un trattamento di shock elettrico nelle ultime 24 ore. La morte aritmica è stata la prima causa di morte nel 13% dei pazienti e la causa più comune di morte è stata l’insufficienza cardiaca congestizia ( 37% ).

Più della metà dei pazienti (52%) aveva un ordine di non-rianimare ( DNR, do-not-resuscitate ), e il 65% di loro aveva ancora il defibrillatore cardioverter impiantabile attivato 24 ore prima della morte.
Eventuali malfunzionamenti del defibrillatore cardioverter impiantabile sono stati riscontrati nel 3% di tutti i pazienti.

In conclusione, più di un terzo dei pazienti ha avuto una tachiaritmia ventricolare nell'ultima ora di vita.
La morte cardiaca è stata la causa primaria e l’insufficienza cardiaca è stata la causa specifica di morte nella maggior parte dei casi.
I dispositivi sono rimasti attivi in più della metà dei pazienti con un ordine di non-rianimare; quasi un quarto di questi pazienti aveva ricevuto almeno 1 scossa nelle ultime 24 ore di vita. ( Xagena2014 )

Westerdahl AK et al, Circulation 2014; 129: 422-429

Cardio2014



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