Riduzione della terapia non-appropriata e della mortalità attraverso la programmazione del defibrillatore cardioverter impiantabile


Il defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) è altamente efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti a rischio di aritmie fatali, ma le attivazioni inappropriate di questi dispositivi sono frequenti e potenzialmente legate ad eventi avversi.

In uno studio sono stati randomizzati 1500 pazienti con indicazione di prevenzione primaria con defibrillatore cardioverter impiantabile assegnati a una di tre configurazioni programmate.

L’obiettivo primario dello studio era determinare se la terapia programmata ad alta frequenza ( con un ritardo di 2.5 secondi prima dell’inizio della terapia a una frequenza cardiaca uguale o superiore a 200 battiti al minuto ) o quella ritardata ( con un ritardo di 60 secondi a 170-199 battiti al minuto, un ritardo di 12 secondi a 200-249 battiti al minuto e uno di 2.5 secondi a frequenze uguali o superiori a 250 battiti al minuto ) fossero associate a un aumento nel numero di pazienti con una prima manifestazione di inappropriata stimolazione antitachicardia o shock, rispetto alla programmazione convenzionale ( con un ritardo di 2.5 secondi a 170-199 battiti al minuto e uno di 1.0 secondo a frequenze uguali o superiori a 200 battiti al minuto ).

Nel corso di un follow-up medio di 1.4 anni, la terapia ad alta frequenza e quella ritardata, rispetto alla programmazione convenzionale del dispositivo, sono risultate associate a riduzioni nella prima manifestazione di terapia inappropriata ( hazard ratio con terapia ad alta frequenza vs terapia convenzionale, HR=0.21; P inferiore a 0.001; hazard ratio con terapia ritardata vs terapia convenzionale, HR=0.24; P inferiore a 0.001 ) e riduzioni nella mortalità per tutte le cause ( hazard ratio con terapia ad alta frequenza vs terapia convenzionale, HR=0.45; P=0.01; hazard ratio con terapia ritardata vs. terapia convenzionale, HR=0.56; P=0.06 ).

Non sono emerse differenze significative negli eventi avversi legati alla procedura nei tre gruppi di trattamento.

In conclusione, la programmazione di terapia con il defibrillatore cardioverter impiantabile per tachiaritmie di 200 o più battiti al minuto o con un prolungato ritardo della terapia a 170 o più battiti al minuto, rispetto alla programmazione convenzionale, è risultata associata a riduzioni nella terapia inappropriata e nella mortalità per tutte le cause durante il follow-up a lungo termine. ( Xagena2012 )

Moss AJ et al, N Engl J Med 2012; 367: 2275-2283



Cardio2012



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